Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

PIETRO ROMANELLI glieri ed eseguiti dal Cozza, scavatori indubbiamente periti l'uno e l'altro, ma forse meno usati a tal genere di ricerche, essi furono fin dall'inizio interpretati inesattamente e risentirono forse anche in seguito di questa errata impostazione. Il rinvenimento di una tomba a fossa di età piuttosto avanzata (sec. IV a. C.), e il presupposto, errato, che anche qui, al margine del colle, dovesse trovarsi una necropoli arcaica analoga a quella che il Boni aveva scoperta pochi anni innanzi nella valle del ForQ, indirizzarono gli scavatori a riconoscere come pozzetti funerari alcuni fori praticati nel piano roccioso rimesso allo scoperto: invano si fece notare che quei fori erano troppo piccoli per poter contenere ossuari e suppellettile funeraria, di cui d'altra parte non si rinveniva nello sterro alcuna traccia sicura: l'interpretazione volle essere mantenuta con artificiose spiegazioni: che il terreno fosse stato in età posteriore tagliato e abbassato, sl che dei pozzetti non rimanesse che il fondo, la pai:te più bassa; o, poiché alcuni tagli rettangolari nella roccia non sembrava dubbio dovessero essere riconosciuti come fondi di capanne, che le tombe fossero state ad un certo momento sormontate da tali capanne: fatto mai riscontrato altrove. La polemica fu condotta, con una tal quale asprezza in verità, da Luigi Pigorini, il quale negò risolutamente che quivi potessero riconoscersi delle tombe, ed escluse potesse avere appartenuto ad un'urna a capanna un frammento rinvenuto nello scavo, e come tale interpretato dal Vaglieri. Parimenti negò il Pigorini che un altro frammento, attribuito dal Vaglieri ad un vaso biconico della caratteristica forma villanoviana, potesse essere tale. La polemica del Pigorini, pienamente nel vero nella sua parte negativa, si fermò a questa, e nessuna ipotesi avanzò su quello che i manufatti rimessi in luce dal Vaglieri avrebbero potuto essere: d'altro lato gli scavi furono interrotti, e mentre alcuni degli elementi scoperti venivano nuovamente scomparendo sotto un leggero interro, degli scavi stessi non restava memoria che nelle brevi e frammentate relazioni comparse nelle Notizie degli scavi del 1907, e nel materiale raccolto, di cui peraltro, per non essere stato classificato stratigraficamente al momento dello scavo, il valore si riduceva a quello dei singoli pezzi presi in se stessi, pezzi in generale tutt'altro che notevoli, per quanto sicuramente databili, i più antichi, alla prima età del ferro, e precisamente a quella che il Pinza classificò come prima fase laziale, da fissarsi tra la fine del IX e il principio del sec. VII a. C. Sl che il significato dello scavo restò incerto fra gli stessi studiosi, e mentre alcuni, come il Mosso già nel 1907 (1) e più tardi il Graffunder, nell'articolo Rom del Pauly-Wissowa, affermavano con decisione· trattarsi di capanne di abitazione, altri, come il Groh (in Athenae11m, 1929, p. 316 segg.), si tenevano in un prudente riserbo. Eppure che da questa parte del colle tradizione letteraria e reperti ( I) Villaggi preistorici di Ca/dar, e Cannatellt, P,euo Girgenti, in « Mon. Lincei •• XVJII, col. 62S segg.• tav. VII. 6g. 13.

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