LUOGHI E MONUMENTI DELLA LEGGENDA ROMULEA scaturiva acqua, e basandosi sulla successione de.gli strati geologici del colle da questa parte, giunge alla conclusione che la grotta non può incontrarsi che in corrispondenza ,di un potente strato di ghiaia, che va da m. 1,25 a m. 11,65 s.l.d.m., Ove si tenga presente che lo sbancamento operato dal Bartoli, quando iniziò la ricerca del Lupercale, si è fermato, e solo in taluni dei punti più bassi raggiunti, all'incirca a quota 11 s.l.d.m., si può concludere che per trovare la grotta occorre scendere ancora molto più in basso: il che potrebbe essere un buon argomento per sperare che la ricerca, se continuata, porterebbe a risultati positivi. Ma a parte l' ampiezza dell'area che occorrerebbe esplorare, e quindi la mole della terra da rimuovere, debbo dire che la natura del terreno nel quale la grotta dovrebbe ritrovarsi lascia assai perplessi sulla possibilità che essa si sia conservata. Invero il De Angelis d'Ossat osserva che lo strato di ghiaia « generalmente ( il corsivo è mio) è' capace di tenere la verticale nei tagli e sostenere il cielo di gallerie di una certa larghezza», ma che comunque esso è di una compattezza e resistenza assai scarsa; egli aggiunge ancora che « queste grotte e gallerie aperte nelle cave di ghiaia rimangono intatte se le alluvioni le interrano e si sostengono nell'interno, anche quando presso l' orificio esterno franano (il corsivo è mio)». Date queste circostanze, e ricordando quel che innanzi osservavo a proposito del testo di Dionigi, io non so se pecchi di eccessivo scetticismo il dubbio che io poco fa affacciavo sulla possibilità di ritrovare l'antro famoso. Tuttavia forse un'indicazione sulla probabile sua posizione noi potremmo avere, ove riuscissimo a rintracciare la sorgiva che da essa spicciava: Dionigi ci informa che essa esisteva al tempo suo, e il D~ Angelis d'Ossat ci assicura che tali « sorgive, anche se rimangono interrate da materiale alluvionale o per frane, specialmente quando spicciano a bassissima quota, non si spostano di troppo dall'antico e naturale luogo geologico di emergenza». Ma anche questa ricerca non è priva di difficoltà, e per essere condotta a buon punto e a qualche utile risultato richiederebbe, credo, non lieve lavoro: confesso che, pur tenendola presente e auspicandola anzi come sommamente augurabile, mi par difficile possa essere affrontata in un avvenire prossimo. Ho invece fin dalla primavera dell'anno 1948 ripreso l'esplorazione della zona del Germalo dove la tradizione antica localizzava la capanna di Romolo, e nella quale le ricerche del Vaglieri nel 1907 avevano rimesso in luce, per quanto in maniera non perspicua e tale da lasciare incerti sulla loro precisa natura, le tracce di un primitivo villaggio palatino. Gli scavi del 1907, non tanto per i risultati raggiunti quanto per l'eco e le polemiche che suscitarono, non furono fortunati (1). Diretti dal Va- (I) I.e relazioni dello scavo in «Not. scavi•• 1907; gli scritti polemici sono quelli di P1GORINI, Sravi del Palatino, in « Rend. Lincei », 1907, p. 669 segg. e 1909, p. 249 scgg.; e VAGLIERI, ibid., 1908, p. 201 segg.
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