ANTONIO PAGLIARO * * * 11. Concludendo, possiamo affermare che ogni lingua è forma di un agire linguistico; forma interiore come conoscere, forma esteriore come distinguere. Il CO· noscere implicito nell'atto linguistico è atto di libertà; ma anche il distinguere lo .è, essendo in sé dominato dalla pura intenzionalità dell"esprimere. Manca, dunque, fra quel particolare conoscere e il distinguere che lo rileva, un qualsiasi nesso di neces• sità naturale, tanto che nozioni di cose e nozioni di rapporti identici o affini sono nelle diverse lingue rilevate in modi completamente diversi. La libertà del conoscere, che organizza il reale in forme intelligibili, si allarga e completa nella libertà del distinguere; per cui nessun impegno di ordine causalistico si fa valere nell'assun• zione di un complesso fonico a simbolo di un valore. Come creazione umana, quindi fatto di ordine finalistico, la lingua è soltanto oggetto di storia. La differenza fra lingua e lingua è legata con la diversa storia degli aggruppa• menti. In ciascuna di essa l'individuo parlante si è obiettivato nella sua alterità, cioè in quel tanto che trascende la singolarità e diventa momento dell'universalità con• creta. Solo ammettendo ciò, è possibile intendere l'obiettività del sistema ed il tra• sformarsi di esso. La differenza strutturale fra lingua e lingua è il prodotto del diverso conoscere che si pone in ciascuna, attraverso un diverso distinguere. Il conoscere rappresenta una maniera particolare di porsi il reale e di organizzarlo secondo la categoria del• l'intelletto, in primo luogo la categoria dell'identità e dell'omogeneità. A questa fondamentale differenza, che si manifesta nella diversità dei valori semantici, si aggiunge la diversa modalità con cui si attua l'esigenza al distinguere, per cui l'uno o l'altro suono diventa fonema, l'uno o l'altro segno diventa vocabolo o morfema. Sia il conoscere sia il distinguere come sono obiettivati nella lingua, nelle loro origini si riconducono a momenti della storicità, e perciò a momenti individuali : anche la forma esteriore, in atto arbitraria dal punto di vista del nesso fia il suono e il significato, trova la sua necessità tanto nell'esigenza del sistema, quanto nella storicità dell'atto linguistico. Poiché non la sola attività di ordine estetico, come spesso si ritiene, ma tutto il moto della coscienza trova nella lingua le forme della sua oggettivazione, non diremo con Emerson che essa sia « la tomba delle Muse». Sarà più esatto dire che la lingua riflesso della vita integrale di innumerevoli generazioni è una delle espres• sioni, forse la più tipica, di quella immortalità anche terrena che solo all'uomo è consentita. ANTONINO P AGLIARO
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