Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

374 ANTONINO PAGLIARO sibile; ciò importa alla fine uno spostamento più o meno profondo della base di articolazione. In atto, dunque, ciascuna lingua ha un complesso di fonemi ed una base articolatoria che lo rispecchia, l'una e l'altro risultati dell'esigenza distintiva inerente al suono come elemento del segno, tradottasi sul piano storico. Naturalmente a noi è più agevole rintracciare gli indizi esterni della storicità, per cui alla formazione del sistema fonetico facciamo concorrere elementi genetici, azioni di sostrato, mescolanze linguistiche e simili, e della libertà che dentro tale storicità ha operato non riusciamo a renderci sufficiente conto, anche per l'abito che abbiamo contratto di applicare al linguaggio criteri ispirati al principio di causalità e non a quello di finalità. Eppure, non abbiamo il minimo dubbio che quel tanto di casuale e di arbitrario che sembra informare la struttura fonetica di ciascuna lingua ( il perché, ad esempio, le lingue africane presentano suoni avulsivi, dies, e le europee no; perché ali' arioeuropeo mancano le consonanti laringali ed enfatiche che sono invece nelle lingue semitiche; perché in indiano l'articolazione nei confronti delle altre lingue arioeuropee si raduni verso la volta palatina e qualcosa di simile si osservi nei nostri dialetti meridionali e insulari rispetto agli altri dialetti italiani) sia dovuto alla libertà inerente alla facoltà del parlare, la quale si è orientata verso una serie di fenomeni anziché verso un'altra. Ci si può certo chiedere se tale libertà sia determinata anche in circostanze di ordine fisico, dato che la tecnica del linguaggio si svolge con organi che obbediscono a istanze fisiologiche. Difatti, non e·è dubbio che il suono articolato è legato con una particolare struttura degli organi vocali e il costituirsi di una base di articolazione ha un'influenza notevolissima come elemento d'inerzia nello sviluppo stesso delle lingue. La formazione della base di articolazione è essa stessa, come abbiamo visto, determinata dal convergere verso un gruppo di fonemi, come elementi sufficienti ad operare la necessaria distinzione nel complesso dei segni. Ci si può chiedere, dunque, se nella formazione della struttura fonetica e, quindi, anche nella costitu~ione della base di articolazione, operino, oltre ali'elemento intellettuale della distinzione, fattori fisici dovuti ali' ambiente biologico. Si è pensato soprattutto al clima, come a fattore che più è in rapporto con la respirazione, dalla cui funzione dipende la produzione della voce. Ma in realtà non si è mai riusciti a stabilire un nesso di causalità fra clima e voce, poiché suoni di carattere assai diverso come i palatali e i laringali si possono trovare nelle medesime lingue. D'altra parte, anche i tentativi di stabilire un nesso fra il mutamento fonetico di un certo rilievo e lo spostamento di popolazioni in luoghi con condizioni climatiche diverse, non hanno ottenuto riconoscimento. In complesso deve dirsi che l'ambiente fisico non sembra ,aver peso nella costituzione della base di articolazione e nella determinazione delle strutture fonetiche. E, comunque, lo stesso fattore fisico diventa un elemento della storicità, nel momento stesso che esso viene assunto dall'intenzionalità dell'esprimere come elemento della costituzione di un sistema. 7. Il suono, che solo la nostra analisi individua come isolato, assume la sua funzione distintiva, cioè diventa fonema, in quanto concorre con altri fonemi a costituire un segno portatore di un significato, cioè, un simbolo. Il carattere distintivo emerge, per l'appunto, dal fatto che i segni debbono necessariamente distinguersi l'uno dall'altro, perché sono portatori ciascuno di un significato diverso ed è la varia combinazione dei fonemi quella che dà una fisionomia inconfondibile, tanto al segno lessicale, al vocabolo, quanto al segno morfologico, segno di rapporto o morfema. L'opposizione o la distinzione fra fonemi assume la sua propria funzione nell'unità del segno fonico, correlativa ad altra unità come opposizione o distinzione fra segni, e ciò in funzione di quel conoscere che ad ognuno è congiunto in quanto segno lessicale o grammaticale.

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