Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

372 ANTONINO PAGLIARO data lingua come l'unzione, attraverso un'intuizione di origine intellettuale, il grammatico e lo storico cercano di dare una maggiore sostanza obiettiva alla propria nozione, precisando quali sono i caratteri determinanti dell'unità. La fisionomia della lingua viene ricondotta a tale essenzialità di caratteri con l'intesa che margini larghissimi di libertà rimangono alle manifestazioni di ' parola '. Il complesso di tali caratteri costituisce quella forma, sia ' esteriore ' sia ' interiore', per la quale ciascuna lingua si oppone alle altre come sistema. Se si guarda da vicino, ogni unità linguistica appare necessariamente delimitata da iati, che la individuano nel tempo e nello spazio. L'italiano è indubbiamente il latino com'è parlato in Italia a partire da una certa epoca del medioevo : ma fra il latino e l'italiano vi è un iato, un'interruzione, dopo la quale il latino cessa di essere tale per diventare italiano. Una profonda trasformazione si è operata nel sistema: il latino è lingua di struttura sintetica, l'italiano è di struttura analitica; il latino ha un fonetismo, ]:italiano ne ha un altro ben differenziato; il patrimonio lessicale ha perduto numerosi elementi e ne ha assunti di nuovi. Questo è il motivo per cui l'italiano non è più latino, ma costituisce una nuova unità, nonostante che geneticamente esso sia latino e perciò si chiami lingua neolatina. Lo stesso deve dirsi del francese e di ogni altra lingua del gruppo. Per quanti sforzi si facciano per seguire il processo, attraverso cui il latino viene ad essere come dissolto in nuove unità, non si riesce mai a stabilire perfettamente la continuità di esso, eppure agevolmente s'intuisce come tale continuità debba esserci stata. Le due lingue, la latina e l~taliana, ci appaiono come due diversi sistemi separati da un iato: egli è che la lingua latina si è integrata nell'italiano, francese, spagnuolo, in unità in cui essa come elemento genetico è soverchiata dalle innovazioni, e il processo d'integrazione si rivela a noi, solo come risultato, nei sistemi a cui ha dato origine. D'altra parte, l'italiano è diverso dal francese, nonostante la comune origine genetica e la contiguità grafica. Vi sono fra le due lingue profonde affinità e simiglianze, dovute per l'appunto alla comunione originaria; ma vi sono differenze altrettanto profonde che segnano un solco non superabile fra i due sistemi, ~nche se fra i dialetti dell'Italia settentrionale e quelli della Francia meridionale vi sia un digradare di differenze: quelli continuano, tuttavia, ad essere italiano e questi francese. Partendo da un fondo comune, il processo integrativo è stato diverso per l'italiano e per il francese, e ciò ha determinato fra le due lingue una linea di confine che ci autorizza a parlare di due sistemi diversi, il francese e l'italiano. * * * 6. Ogni lingua ha una sua propria fisionomia, sia come forma interiore, sia come forma esteriore. La forma esteriore è costituita da tutto il complesso di simboli fonici che oggettiva un certo conoscere collettivo a fine linguistico: cioè, la realtà fonica molteplice e varia che pone la condizione tecnica del parlare. Infatti, in questa materia il parlante ritrova bene individuate e distinte le forme del conoscere, nelle quali egli può linguisticamente riflettere il contenuto della coscienza. La forma interiore costituisce appunto la particolare modalità del conoscere che nella lingua prende corpo, in rispondenza alle forme categoriche dell'intelletto che in esso conoscere si sono impegnate; non un intelletto astratto nella sua univer~alità come voleva Humboldt, bensì una forza che, in quanto si attua, appare vanamente determinata nell'unità della natura umana. Se iniziamo dall' èsterno l'esame delle varie strutture linguistiche, ci apparirà per prima cosa che ogni lingua si differenzia dalle altre, ha una fisionomia propria immediatamente rilevabile, perché è costruita con un certo materiale fonetico. Poiché

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