Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

37° ANTONINO PAGLIARO si pone come libert_àdetermin~ta, si ~i/fotte co~pi~tamente ~ella lingua così come si riflette nella coscienza. La lmgua s1 rivela un1tana m tutti questi rapporti, tanto che, essendo italiano, uso un'interiezione italiana per esprimere una sensazione improvvisa di dolore, penso fra me in italiano come se parlassi per farmi intendere da qualcuno, e quando parlo cerco di aderire il meglio possibile a questa mia storicità, e intanto pongo ogni sforzo perché nell'ambito di tale storicità il momento di coscienza che voglio esprimere risulti nella maniera più piena ed efficace. Come il parlante è, per prima cosa, qualificato non dal gergo o dal dialetto che parla, in conformità ali' ambiente sociale in cui vive, bensì dalla comunione linguistica generale di cui quelli costituiscono una manifestazione particolare, così la lingua è qualificata dalla storicità che in essa si esprime. Le altre determinazioni particolari dialetti, gerghi, parlate speciali che possono aversi nell'ambito di una unità, rientrano nel quadro più ampio della lingua, intesa come comunione linguistica sul piano storico e geografico. Tale storicità diventa più esplicita e cosciente, quando al di sopra delle forme dialettali e speciali una lingua comune, come fatto volitivo, viene chiamata ad assumere in sé una più chiara e vigorosa coscienza della comune storicità. In altre parole, ogni individuo è certo un'unità autonoma, ma questo essere a sé importa, anzi include, un'alterità che lega l'uno all'altro gli individui di una comunità, al punto che l'individuo fuori della comunità non è pensabile se non come astrazione. Come il filo di un arazzo non è quel ' filo ' se non in quanto è un elemento del disegno che contribuisce a creare, e tuttavia non è il disegno; come la parola, che assume il suo significato nella frase, è una parola a sé e non è tutta la frase, ma la ~ondiziona; così il singolo ha la sua determinazione e il suo valore nel quadro delle universalità concrete a cui partecipa. La lingua rappresenta la storicità linguistica obiettivata, un fatto reale in cui si riconoscono i portatori della stessa storicità. In essa come sistema è posto il limite ali' arbitrio, ma non alla creatività legittima del singolo. Il grammatico Pomponio Marcello ali' adulazione di Ateio Capitone, il quale affermava che un solecismo in cui era incorso Tiberio non sarebbe stato più tale d'allora in poi, replicava: « Mentitur Capito; tu enim, Caesar, civitatem dare potes jlominibus, verbis non potes » (SVETONIO, Gramm., 22). 4. L'appartenenza linguistica non è un dato naturale, bensì acquisito, eppure esso è ' necessario '. :Il certo un fatto naturale l'attitudine psicofisiologica al linguaggio; ma il bambino, a qualsiasi popolo o razza appartenga, assume la lingua dall'ambiente che lo circonda: l'apprende in quegli atteggiamenti particolari che essa ha nei suoi genitori, nella sua famiglia, nel quartiere o villaggio in cui vive. Mano a mano che la sua ambientazione si estende e si approfondisce, una sempre più vasta solidarietà di vita si completa in lui, e, al tempo stesso, il suo orizzonte linguistico si allarga. All'inconscia opera di acquisizione dei primi anni, dominata essenzialmente dal]' impulso dell'imitazione, si sostituisce una coscienza, un gusto che, operando attraverso tutte le esperienze, finisce col mettere il singolo in un possesso più o meno vasto e sicuro della lingua. Con questo egli guadagna la condizione prima della ' storicità ', cioè la cittadinanza in uno dei sistemi di solidarietà, in cui si attua la vita storica del genere umano. Ora il singolo non è più solo, ma è membro cosciente di una solidarietà che si estende nel tempo e nello spazio. I gradi di tale conquista sono gli stessi gradi del suo formarsi linguistico. Di solito il termine ' lingua ' si riferisce ad un sistema ben definito, alla cui individuazione concorrono fattori di ordine geografico e di ordine storico. L'italiano è la lingua parlata in Italia: nozione geografica; è la lingua parlata dagli Italiani: nozione storica. Epperò la fisionomia di un popolo e, quindi, anche il suo atteggiarsi a comunità linguistica sono fatti in cui il dato storico prevale su qualsiasi altro fattore. Deve anzi dirsi che, a parte l'influenza immediata che l'am-

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