Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

PAOLO BREZZI né fece il centro di tutta l'azione divina e di conseguenza riconobbe che i suoi atti assumevano molta importanza perché la storia dell'uomo era la storia delle opere di Dio e veniva considerata « un unitario e progressivo sviluppo del bene», cioè dell'unica cosa veramente utile e meritevole di aumento ( l). A differenza delle filosofie e delle religioni precedenti, il Cristianesimo s'interessava del divenire, della durata, del tempo e non considerava le cose come accidenti di fronte alle pure essenze od il mondo fenomenico come intrinsecamente malvagio. Purtroppo in vari periodi storici gli stessi cristiani non sono stati pienamente consapevali di questo carattere della loro dottrina, ma deve esser merito e vanto degli studiosi contemporanei metterlo in luce, non subordinando troppo l'elemento storico a quello metafisico ma congiungendo l'eterno ed il temporale senza danno reciproco. Il riconoscimento del valore della personalità umana e dei suoi atti fece sì che mentre la storiografia antica era rimasta essenzialmente politica, cioè non vedeva possibile la realizzazione di una civiltà e di un ideale di vita fuori dell'organizzazione cittadina e statale, ed aveva considerato suo compito assumete· la funzione di utile insegnamento a scopo morale quando non era stata soltanto - come spesso avvenne - pura esercitazione retorica, opus oratorium maxime, la storiografia cristiana guardasse invece all'uomo e fissasse nell'affermazione della personalità la meta suprema della storia. E quando si dice che l'uomo divenne il protagonista della storia, non si deve pensare che dovessero venir presi in considerazione per questo i suoi atti esterni, le manifestazioni più appariscenti della sua vita; fu questo l'errore di prospettiva di Eusebio di Cesarea, di Bossuet e di tanti cosidetti filosofi della storia. Far dell'uomo il protagonista della storia non può voler dire altro, per un vero storico cristiano, che seguirlo nel processo interiore di salvazione, nella storia delle sue conquiste spirituali realizzate in m~zzo a lotte e smarrimenti. L'idea di un progresso spirituale del!' intero genere umano, al di sopra delle differenze razziali e na• zionali, è il principio unificatore di tutte le vicende storiche, nelle quali anche il male assume dialetticamente una sua funzione perché mostra che cosa avviene ogni qualvolta l'uomo si allontana dalla verità e fa vedere l'incapacità degli uomini a fare da soli. Qui il nostro pensiero non può non volgersi a Sant'Agostino, che prov.enendo dallo scetticismo neoplatonico e dal dualismo manicheo, era in grado meglio di qualunque altro d'intendere l'esatto significato della visione cristiana della storia; egli affermò chiaramente che: « due amori costituiscono le due città» e la storia consiste nell'evoluzione di questi due principt ideali incorporati in diversi organismi temporali; secondo l'Ipponate il mondo assiste al processo di una creazione spirituale che richiede { I) BREZZI, Ouone di F,isin~a. cit.

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