Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

LA COSCIENZA DELLA STORIA NEL CRISTIANESIMO ANTICO 361 * * * Ma se ii Cristianesimo non è messianico ed in questo senso è antistorico, è tuttavia escatologico né si può dire che questo carattere sia soltanto secondario o sopraggiunto nella Weltanschauung cristiana; anzi esso ne è un fattore decisivo ed è pure, in merito al tema che ora c'interessa, di fondamentale importanza per una retta intelligenza della coscienza cristiana di fronte alla storia. Infatti mercé l'escatologismo viene pienamente rivalutata - e si tratterà di spiegare ora il modo - quella storia che in precedenza era apparsa conchiusa nelle sue grandi linee e quindi superflua nei suoi accadimenti ( 1). Si è già ricordato incidentalmente il fatto che la realtà presente del Cristo e della salvezza non è ancora una conquista acquisita e che il regno di Dio non è ancora manifesto in noi e fuori di noi; il fedele sa di possedere una certezza, eppure non se ne sente sicuro, come sa anche che il trionfo della fede è immancabile ma non lo vede ancora. Occorre sviluppare tale concetto perché una sua esatta comprensione farà intendere quale vastissimo campo di attività si apra al cristiano che vive nella storia in attesa della fine dei tempi e farà trovare una giustificazione allo sviluppo storico in quanto lo considererà un mezzo indispensabile ed uno strumento prezioso per il raggiungimento di un fine già noto. Se, come si diceva, per il Cristianesimo non c'è più storia per un verso, per l'altro e'è ancor da fare tutta la storia ed è quella più importante ed impegnativa, la storia della salvezza dei singoli, la storia della costruzione del loro patrimonio spirituale; e se da un lato il cristiano è staccato dalla storia, dall'altro si trova immerso perché la attua egli stesso. Sta in questo la scoperta più bella e l'acquisto per sempre rappresentato dal Cristianesimo in materia di storiologia e se avessimo il tempo di fare un ampio confronto con la coscienza storica constateremmo l'immenso progresso compiuto in proposito. Sia la concezione greca di un mondo ideale immobile verso il quale tende senza mai giungervi il moto del nostro mondo e della stessa attività umana, sia la concezione dualistica orientale gnosticizzante che contrapponeva irrimediabilmente due realtà antitetiche, finivano col vanificare la storia, non ammettendo alcun effettivo sviluppo perché gli avvenimenti si ripetono in eterno, ciclicamente, sotto l'impero del fato (2). Ciò si verificava perché non vi era ancora un esatto concetto della persona umana ed il mondo umano era ancora e soltanto « natura »; invece il Cristianesimo diede il massimo valore alla persona, cristiani, e di aver notato che tale avvenimento sta al centro della storia stessa escludendo ogni possibilità di evoluzione, che è cosa ben diversa dal progresso, come è facile intendere. ( 1) Si cfr. gli studi del FÉRET, DANIELOU, ecc. già citati. (2) DAWSON, cit.

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