358 PAOLO BREZZI bono esser sottolineati ancora due punti strettamente collegati col nostro tema. Anzitutto risultava chiaro ai discepoli che essi formavano il tertium genus dopo gli Ebrei ed i Gentili, la nuova schiatta; e questo implicava non la classificazione etnologica dei vari popoli ma quella spirituale dei seguaci o meno della verità essendo aperto a tutti l'ingresso nella nuova società perché il mutamento richiesto per entrarvi doveva avvenire nell'intimo dell'animo. Era la trasposizione dal piano individuale a quello storico del precetto paolino di sviluppare in noi l'uomo nuovo; la metanoia muta radicalmente il singolo ma muta pure il corso storico ( 1). I pagani potevano irridere quel pusiltus grex che si considerava una stirpe staccata da tutte le altre, una gens sancta, un regale sacerdotium e finanche, come si legge nella II Petri, partecipe della divina natura, ma i cristiani avevanò piena coscienza della loro novità e se ne vantavano. La seconda considerazione può apparire contradittoria con la prece- ·dente ma ne è invece l'ampliamento: perché - si chiedevano gli Apologisti - il Cristianesimo si era manifestato soltanto in quel momento storico, cioè perché aveva tanto atteso, e di conseguenza: qual funzione si doveva attribuire al passato nei confronti del Cristianesimo? In altre parole, gli antichi scrittori cristiani, dovendo trovare il modo di giustificare il ritardo della comparsa •del Redentore, furono tratti a ricercare i germi di verità esistenti anche tra i pagani salvando i migliori di essi mediante la teoria del logos spermaticos o come altrimenti è stato indicato quel concetto dai vari autori. In tal modo essi venivano a riconoscere che il mondo, nella sua evoluzione storica, camminava verso la luce cercandola con ansia e tormento interiore tra deviazioni e fraintendimenti ma sotto la guida invisibile di Dio; il Verbo illumina ogni uomo veniente in questo mondo perché possa conquistare la sua salvezza. Vi fu in proposito una vasta gamma di atteggiamenti, dallo pseudo Barnaba, che quasi diluiva il Cristianesimo nei precedenti storici insistendo sulla continuità, a Taziano, che invece sottolineava troppo la discontinuità; dalla ricerca dei parallelismi cronologici alla scoperta di vere e proprie copie diaboliche di verità o riti cristiani; i particolari ora non c'interessano, importa invece il principio, cioè che il logos divino anima e dirige tutta la storia, ed intorno a questa Sapienza s'impernia tutta la vita dell'universo e si muovono gli uomini. La natura umana appariva così natura/iter christiàna e si riconosceva che molti preannunci del Cristo erano stati dati nella storia fino a quando egli stesso era comparso a chiarire, indirizzare e rinforzare le capacità naturali; ben si poteva innalzare il cantico nuovo come lo chiama Clemente Alessandrino a celebrazione della Novella cristiana, messaggio rivelatore e redentore, e si poteva esaltare il trionfo della luce e dello spirito. ( 1) L. ALFONSI, li problema della storia negli antichi scrittori cristiani, in « Humanitas », 1946, n. 11. ,
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==