Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

LA COSCIENZA DELLA STORIA NEL CRISTIANESIMO ANTICO 357 come due ordini di esistenza che si escludevano vicendevolmente e che si contrapponevano l'uno all'altro chiusi in un reciproco isolamento. Il divenire universale non apparve più governato da un'inesorabile necessità ma come un dramma divino di cui gli atti successivi erano· la creazione e la caduta dell'uomo, la redenzione e la successiva divinizzazione dell'umanità. Perciò ad onta dell'opposizione cristiana tra « questo mondo » e il mondo avvenire, la realtà e l'unicità del processo storico erano fuori di ogni discussione nel pensiero cristiano originale ( 1). Ma i primi autori cristiani affermavano ancor qualcosa di più; non soltanto l'avvento del Cristo aveva segnato l'inizio di una nuova éra storica, ma - quel che più importa - tale nuova età era l'ultima e la storia, a giudizio dei cristiani, non ammetteva più altre manifestazioni importanti nello schema della divina teleologia. Se San Paolo esprime la netta coscienza di un distacco dal passato, di un completo e generale rinnovamento con frasi come questa: « Vetera transierunt, ecce nova facta sunt omnia » e !'Apocalissi giovannea ripete: « Ecce nova facio omnia», le stesse fonti fanno continui riferimenti alla « pienezza dei tempi », alla « fine dei tempi» che ormai è giunta; nel Vangelo di San Marco si legge questa frase che il W endland ha assunta come il motto della, concezione storica cristiana: « Il tempo è compiuto, il regno di Dio è venuto» (2). Questa energica affermazione della presenza dell'ultima età inaugurata da Cristo sconfessa in radice tutte le elucubrazioni posteriori sul terzo regno, sull'età spirituale vagheggiata da profeti e cronisti medioevali e troppo spesso ripresa a scopo polemico in tempi anche recenti. Più corrispondente allo spirito cristiano è caso mai un'altra suddivisione, ternaria anch'essa, proposta ad esempio da Ugo di San Vittore: età del Padre dalla creazione alla caduta; del Figlio dalla caduta alla redenzione; dello Spirito dalla comparsa di Cristo, cioè dall'inizio della redenzione, alla sua piena effettuazione alla fine dei tempi. Ma non di questo, per il momento, vogliamo trattare particolarmente. Aggiungo soltanto un'altra precisazione, e cioè che la credenza nell'ultima età permette di distinguere nettamente la simbologia apocalittica cristiana da quella, molto simile all'apparenza, giudaica; se le figure usate si ripetono, si tratta nondimeno di puri imprestiti, di immagini correnti in quel tipo di letteratura (la peste, la fame, la guerra i cataclismi ecc.), ma lo spirito. animatore è diverso dato che presso gli Ebrei domina l'attesa, nei Cristiani c'è la certezza di ciò che è già avvenuto (3). Ritornando al centro della nostra ricerca, per chiarire meglio l'affermazione cristiana relativa all'ultima età storica inaugurata dal Cristo, deb- ( I) id., cap. X. ( 2) H. D. WENDLAND, Gesrhicht!a11srhau1mgu"d Geschichl!bewuw,ein im Neun T e1tament, Gottingen, 1938. (3) H. M. FÉRET, L'apocalypse de S. /ean vfrion chrétienne de /'hiuoire, Paris, 1946. pp. 170. 24.- Quaderni di RQma.

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