DOCUMENTI DI UMANITÀ 353 I Cor. 13}, ridonò alla lingua greca il senso d'interiorità e l'entusiasmo religioso che essa da secoli aveva perduto ( 1). V. Debbo confessare, avviandomi al termine di questa rassegna, quasi uno sgomento: non tanto perché altri e altri autori, altri e altri testi sarebbe necessario esaminare per trattare convenientemente il tema che ho affrontato, quanto perché so di non aver dato la risposta ultima, la più essenziale, alla domanda che mi sono rivolta: come la prima letteratura cristiana ci mostri l'umanità del cristianesimo. Mi si consenta pertanto di presentare, solamente « in nuce » e a modo di spunto per la meditazjone personale, un'ultima considerazione. Se l'umanità del messaggio cristiano fosse tutta negli elementi di cui s'è fatto parola, si potrebbe dubitare che il cristianesimo significhi qualcosa di radicalmente nuovo e d'incomparabilmente grande nella storia umana. Ma il cristianesimo primitivo, come il cristianesimo di tutti i secoli, ha l'ultima ragion d'essere non in una dottrina teoretica o in un codice di morale, bensì in un essere storico, in Gesù il Cristo. Per esprimermi coq,lceparole non d'un teologo, ma d'uno storico aperto alle conquiste e alle aspirazioni del pensiero moderno, Christopher Dawson (Progresso e religione, trad. ital., Milano, 1948, p. 162), « il cristianesimo insegnò, infatti, che con Gesù era penetrato nel genere umano e nel mondo della natura un principio di vita divina grazie al quale l'umanità era innalzata in una sfera superiore. Cristo è il capo di questa umanità rigenerata, il primogenito della nuova creazione, e la vita della Chiesa consiste nel!' estensione progressiva dell'Incarnazione grazie alla graduale immissione dell'umanità in questa unità più alta. Perciò l'assoluto e il finito, l'eterno e il temporale, Dio e il mondo, non vennero più concepiti come due ordini di esistenza che si escludevano vicendevolmente e che si contrapponevano l'uno all'altro, chiusi in reciproco isolamento. I due ordini si comp('netravano, e anche il mondo inferiore della materia e dei sensi era atto a diventare veicolo e canale di vita divina. Fu così che l'accentuazione ebraica del significato e del valore della storia trovò ancor più ampi sviluppi nel cristianesimo. Il divenire universale non fu concepito come qualcosa di immutabile, governato da una inesorabile necessità, ma come un dramma divino di cui gli atti successivi erano la creazione e la caduta dell'uomo, la sua redenzione e la gloriosa risurrezione». ( I) C,onosco solo dalla recensione di J. T. CuRRANin « Theol. Studies » .VIII ( 1947), pp. 320-23, il lavoro di L. SANDERS: L'he/lénisme de saint Clément de Rome et le Pàu/inisme, « Studia Hellenistica », fase. 2, louvain, 1943.
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