Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

352 MICHELE PELLEGRINO conosce in Socrate, in Eraclito, in Musonio, dei cristiani, cioè dei depositari del Logos seminale che nel cristianesimo ha il suo totale sviluppo; d'un Clemente Alessandrino, che attribuisce alla filosofia greca l'ufficio di pedagogo a Cristo per il mondo pagano, come la Legge mosaica lo fu per gli Ebrei. Valori culturali, ho detto, attinti al mondo greco-romano; umani, dunque, non in un senso astratto, ma di quella concreta, storica umanità che nella cultura ellenica e romana trovò un'espressione di significato sostanzialmente perenne, che è ancora la humanitas che alimenta, rinnovata dal cristianesimo, la nostra cultura. A questo proposito, mi pare opportuno rilevare una concezione che, se oggi non si può dire nuova, merita tuttavia d'essere tenuta presente e sviluppata, di fronte allo spiegabile persistere di atteggiamenti che a buon diritto debbono giudicarsi superati. Mi riferisco a una pagina d'uno dei cultori più eminenti della letteratura greca cristiana, Otto Stahlin. Nell'introduzione alla parte cristiana, da lui curata, nella sesta edizione della Geschichte de,- griechischen Litteratttf, del Christ, egli ricordava le ragioni per cui quest'ultimo aveva limitato assai lo spazio concesso alla letteratura cristiana nelle prime edizioni: gli scrittori cristiani, pur tlsando la lingua greca, hanno combattuto l'ellenismo e perciò non appartengono di per sé all'àmbito d'una storia della letteratura greca. (Mi si permetta d'accennare a un parallelo, tanto più modesto, nel campo latino; a una recente storia, compilata, purtroppo, da un religioso, della letteratura latina ad uso scolastico, ove gli autori cristiani sono relegati in una scarna « appendice »). Solo più tardi, nel quarto secolo, le nuove idee si rivestono delle forme della dialettica, della retorica, della poetica greca; ma i più antichi scrittori cristiani non hanno qu.asi alcun rapporto con l'ellenismo. Non seguiremo lo Stahlin nell'esposizione dei motivi che lo indussero a mutare in questa parte il piano primitivo dell'opera, dando largo spazio alla letteratura cristiana, da lui giustamente considerata « parte essenziale della letteratura greca nel suo insieme »; pensiamo che un passo ulteriore si debba fare, riconoscendo un genuino spirito ellenico, che non soffoca punto la novità del messaggio cristiano, anche a scritti più antichi, nei quali lo studioso tedesco sembra ravvisare un influsso ellenico solo dal lato formale: vorrei dire, in particolare, dell'apologetica, già nelle sue prime espressioni. Ma forse sarebbe necessario risalire più in sù, e cogliere anche nella prima fioritura di scritti cristiani dei contatti con l'ellenismo più significativi di quanto comunemente si creda: dico di San Paolo, la cui possente originalità di scrittore nutrito di cultura ebraica non è certo estranea agi' influssi della retorica greca, mentre, così il Norden (Antike Kttnstprosa, p. 509), fu proprio ·Paolo, che negli inni all'amore (Rom. 8, 31 ss.;

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