Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

DOCUMENTI DI UMANITÀ 343 Nel 107, navigando alla volta di Rom;, Ignazio d'Antiochia così scrive ai cristiani della capitale, scongiurandoli perché non intervengano a salvarlo dai supplizi che l'attendono: « .E bello tramontare al mondo per risorgere in Dio!» (Rom., 2, 2). « Meglio è per me morire per andare a Cristo Gesù che regnare fino agli estremi confini della terra.... La_mia nascita è vicina » (6, 1). Ma l'amore alla vita, a questa vita, è affermato proprio da chi sta per farne getto nel supremo sacrificio. In un passo degli Atti del senatore Apollonio, processato sotto Commodo, passo che, nella rielaborazione certamente subìta da questo documento, sembra legittimo ritenere appartenente al nucleo autentico, il proconsole Perenne domanda all'imputato: « Così hai deciso, o Apollo, e muori volentieri?» Risponde il martire: « Volentieri io vivo, o Perenne, ma non temo la morte per amor della vita; nulla infatti è più prezioso della vita, dico della vita eterna, che è l'immortalità dell'anima che ha vissuto bene in questa vita» (n, 29-30, p. 33, K. K.; cfr. anche [Clem.] II Cof., 5, 5; 6, 6; 19, 4). Il pensiero cristiano su questo argomento può ravvisarsi riassunto, con incantevole trasparenza, in questo passo di Aristide ove morte e vita son vedute come doni di Dio, motivi di letizia e di lode: « Se un giusto fra loro se ne va da questo mondo, essi si rallegrano e ringraziano Dio e accompagnano la sua salma come se egli passasse da un luogo a un altro. E se ad uno di loro è nato un bambino, lodano Iddio; e se avviene il contrario ed egli muore nella sua infanzia, lodano Dio dj cuore perché egli è passato per il mondo senza peccato» (c. 15). Mille anni dopo, Francesco d'Assisi, che non lesse certamente l'apologia aristidea, attingerà alla medesima sorgente della Buona Novella la gioia che a lui, cieco e infermo, farà intonare il canto di lode all'Altissimo per tutte le sue creature, anche per sorella Morte. I documenti letterari del primitivo cristianesimo presentano dunque una visione della vita in cui l'esistenza terrena, ben lungi dall'essere disprezzata e ripudiata, è considerata autentico valore, degna d'esser vissuta e amata, naturalmente nell'ordine stabilito da Dio Amore e restaurato da Cristo, cioè come laboriosa vigilia della vita futura, del giorno a cui nessuna notte sovrasta. II. In questa visione della vita trovano il loro riconoscimento tutta una serie di valori particolari ( solo per facilità di esposizione ne tocchiamo successivamente), di cui giustamente il pensiero moderno, il nostro vigile e amoroso senso della vita, si mostra geloso tutore, tanto da guardare

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