Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

DOCUMENTI DI UMANITÀ 34r cristiana a noi pervenuti dimostrano quasi tutti un carattere squisitamente pragmatico: le necessità della catechesi suggerirono la redazione degli Evangeli; incertezze nel campo del pensiero e dell'azione, dissensioni e disordini che travagliavano le comunità indussero Paolo a scrivere ai fratelli, per esempio, di Corinto, della Galazia, di Roma; nelle sue lettere alle varie chiese Ignazio non si stanca di affermare l'integra umanità di Cristo e di esortare alla concordia nell'obbedienza e nella carità, come aveva fatto Clemente di Roma scrivendo ai Corinzi turbolenti; la nutrita serie degli scritti apologetici ha scopi ben dichiarati dì difesa e di conquista. Ma, com'è ovvio, tale intento non è criterio determinante per giudicare del valore essenziale del documento letterario, valore che dipenderà dalla sincerità del contenuto umano ch'esso rivela e dalla purezza di forma d'arte in cui ha trovato la sua adeguata espressione. Alla letteratura di qualsiasi periodo e tendenza noi chiediamo in primo luogo una risposta alle più profonde esigenze dell'uomo; tale risposta giustifica i nostri studi, se altri mai, « umanistici >>, come quelli che hanno a centro l'uomo nell'integrità del suo essere e delle sue esigenze. Ascoltiamo, adunque, alcune di queste risposte: non quelle che risonarono sulle labbra di Cristo stesso, poiché la pienezza di valore umano del messaggio evangelico è, possiamo dire, universalmente riconosciuta, ma piuttosto quegli echi che esso destò nelle prime generazioni cristiane, approssimativamente, dei primi tre secoli, e di cui ci dànno testimonianza le opere letterarie. Non che altre fonti, quali le iscrizioni cimiteriali, le lettere private che tornano alla luce sui papiri egiziani, le opere d'arte figurata, siano mute in questo proposito; ma evidenti ragioni pratiche ci obbligano a restringere il campo della nostra investigazione. I. Esigenza fondamentale dell'uomo è rendersi conto del significato e del valo-re della .rua vita, come vita umana, a prescindere dalla diversità di circostanze in cui essa può attuarsi. Il cristianesimo dei primi secoli non solo si affermò con ogni energia come vita ( ricordare le due vie, della luce e delle tenebre, della vita e della morte, che tanta parte han~o nella Didaché e nella lettera detta di. Barnaba; cfr. anche. [Clem.] II Co-r., 1, 6), ma fu presto nella necessità di chiarirsi e di difendersi su questo punto essenziale. La sua concezione della vita ultraterrena come quella a cui tutta l'esistenza di quaggiù è indirizzata, la coerente prassi di chi affrontava serenamente la morte piuttosto di rinnegare la sua fede e senza rimpianto rinunziava a valori giudicati al confronto piccole cose, inducevano i pagani a supporre nei seguaci della nuova fede un cieco fanatismo: « O stoltezza stravagante e incredibile sfrontatezza' Tengono in nessun conto i tormenti presenti, mentre paven23. - Quaderni di Roma.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==