Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

340 'MICHELE PELLEGRINO eone, decano della Facoltà che nel 1946 richiese il concorso per la cattedra di letteratura cristiana antica e poche settimane fa chiamava a coprirla un discepolo dell'Ubaldi, e del prof. Gaetano De Sanctis, che fu presidente della commissione giudicatrice del concorso stesso. La proposta venne allora approvata con 14 voti su 15. Ma anche quella modesta meta dell'incarico non si poté raggiungere, a causa del parere negativo espresso dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, come comunicò il preside, senza indicarne le ragioni, il 26 febbraio 1915. L'attività dell'Ubaldi, salito poi alla cattedra di letteratura greca dell'Università di Catania, fu continuata da Sisto Colombo, anch'egli, come l'Ubaldi, figlio spirituale di quel Don Bosco che primo aveva dato vita a una collana scolastica di antichi scrittori cristiani. Il Colombo, libero docente di letteratura latina, si' occupò particolarmente degli scrittori cristiani della latinità, dal 1925 fino alla morte, avvenuta prematuramente nel 1938, destando egli pure intorno a sé vivo e operoso consenso di discepoli affezionati. A questi uomini che, con totale disinteresse, spinti unicamente dal1' amore pçr le lettere cristiane e per la scuola, coltivarono questi studi con esemplare zelo e competenza, va oggi il mio pensiero grato e devoto: all'Ubaldi in primo luogo, al quale debbo un poco di conoscenza e molto amore per l'antica letteratura cristiana. In questo pensiero sento fraternamente unita la schiera dei discepoli dei tre Atenei di Torino, di Catania e di Milano, nobilmente rappresentati in questo uditorio. La chiara consapevolezza del significato di questa disciplina, che ha ispirato agli illustri Colleghi l'istituzione della Cattedra e, mi si permetta di aggiungere quello che il cuore mi suggerisce, l'intelligente a.more con cui numerosi studenti vi si sono dedicati nei sette anni dacché essa è oggetto d'insegnamento ufficiale, mi dispensa da un compito che la menzionata novità parrebbe imporre: voglio dire la giustificazione d'un campo di studi cqe assume oggi pieno diritto di cittadinanza in questa Facoltà. Le considerazioni che vorrei brevemente presentare tenderanno piuttosto a illustrare il significato interiore, vitale, di questa disciplina e i princìpi ai quali mi sembra debbano ispirarsi i suoi cultori. * * * E concezione diffusa - sebbene una progredita coscienza abbia oggi in certa misura dissipato siffatti luoghi comuni della cultura - che la letteratura cristiana dei primi secoli esprima soprattutto preoccupazioni teologiche, apologetiche, polemiche, morali, ascetiche, che ne limiterebbero l'interesse mortifa:andone il valore universalmente e perennemente umano. Un fatto è evidente: fino al quarto secolo i documenti della letteratura

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==