NOTE DI CRONACA Cristo agli indiani; è una concezione che oggi si impone di fronte al fallimento di una presentazione europea del Vangelo a Bombay o a Delhi. Come il cristianesimo antico non impose al mondo greco-romano gli schemi della Sinagoga, cosl oggi il missionario cristiano in India deve lavorare valorizzando il senso di interiorità, di spiritualità, di misticismo che è nella natura indiana, intro• ducendovi il lievito cristiano in modo che abbia ad assimilare quei fattori imponderabili che hanno creato nel corso dei secoli l'arte e la letteratura indiana. Proprio in questi giorni un cattolico indiano, il P. Gerolamo D'Souza, membro della Assemblea Costituente, dichiarava (India News, del 21 aprile 1949) che « il Pandit Nehru ed il Governo indiano mantengono un atteggiamento di piena tolleranza verso la popolazione cristiana». Una Chiesa cattolica «indiana» che si inserisca nel travaglio presente di quella grande nazione ha dunque possibilità immense per l'avvenire. CRONACHE POLITICHE Dall'ultima cronaca sono passati alcuni mesi e altre settimane passeranno prima che queste note vedano la luce. Il panorama che si offre agli occhi dell' osservatore è oggi assai diverso da quello che si apriva allo sguardo alla fine dello scorso novembre. Dopo una guerra come quella che si è combattuta tra il 1939 e il 1945 il crollo di un equilibrio politico ha impedito, come impedisce tuttora, un assetto pacifico del mondo. Non si combatte più da quattro anni - o almeno la guerra non è generale - ma la pace degli spiriti non sembra vicina. Si è fatto qualche passo verso un nuovo equilibrio mondiale? Gli ultimi avvenimenti lo farebbero credere. Certo si è che dopo tante affermazioni sulla necessità di fondare una legge internazionale, che sostituisse all'impero della forza quello del diritto, noi dobbiamo prendere atto che l'ordine mondiale è ancora fondato sull'equilibrio delle forze e sulle alleanze. E il problema d'oggi, di una drammatica semplicità, è quello stesso che si proponeva alla comunità europea quando il principio universalistico, che dava un unico significato ai concetti e alle aspirazioni dell'uomo, fu rinnegato. Una rapida analisi della storia europea degli ultimi quattro secoli ci conferma che i problemi della pace non sono dissimili da quelli che si sono presentati quasi ogni cento anni negli ultimi secoli, al termine delle grandi guerre di predominio. Cateau-Cambrésis, Westfalia, Aquisgrana, Vienna sono le tribolate stazioni del viaggio che gli uomini o gli Stati hanno preparato a sé stessi allargando sempre più il raggio della loro azione. Alla metà del XX secolo la scena del dramma è il mondo: i protagonisti sono due e rappresentano concezioni politiche e ideali in pieno contrasto; nell'un caso e nell'altro c'è un particolarismo che vuol rendersi universale; nessuna realtà politica autonoma può, finora, temperare l'asprezza della dialettica. Nelle ultime nostre cronache abbiamo parlato della crisi germanica e l?Oi di quella cinese: ci siamo occupati dell'aspirazione all'unità europea, vale a dire ad una « terza via » che consentisse ai popoli del vecchio continente, cosi duramente provati, di assumere un atteggiamento politico proprio, autonomo, tale da equilibrare il drammatico contrasto delle due grandi Potenze mondiali. Abbiamo poi seguito l'affermarsi della cosidetta democrazia sovietica, verso un nuovo universalismo categorico, assoluto, imposto ora con la forza ora con la
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