Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

334 GIORGIO CASTELLINO costituiscono gran parte <lei sapere della preistoria e ai quali appartiene, per esempio, il quadro scientifico di essa. Dal lato positivo, la Bibbia, in sé considerata, può così interpretarsi: Un cattolico riconosce che l'autore sacro poteva avere a sua disposizione delle fonti di informazione negate al suo collega, collettore di tradizioni primitive sulle rive del Tigri e dell'Eufrate o nella valle del Nilo. In altre parole, Id_dio può aver guidato l'autore nella scelta del materiale, suggerendogli di fissare per iscritto avvenimenti che coglievano l'umanità in punti cruciali della sua storia e che conveniva fossero conservati alle generazioni future per le profonde lezioni religiose e morali che essi contenevano. Iddio poté guidarlo altresì nell' escogitare il modo di presentare quel materiale colandolo in uno stampo che avesse le caratteristiche della storia concatenata, anche cronologicamente, ma nel medesimo tempo presentasse segni d'al'tificiosità facilmente visibili, che ne mettessero in evidenza la natura peculiare di storia sui generis, e non storia semplicemente, quale sarà quella che traccerà per le epoche storiche del popolo di Israele. Quel metodo che unisce materiale storico con una forma artificiosa non si può negare che fosse il più adatto, se non l'unico adatto, per quelle generazioni primitive, per le quali una storia alla moderna sarebbe stata impossibile e non avrebbe avuto senso. • . E così noi possiamo dire che il contenuto dei primi capi del Genesi può essere storico in tutti i suoi elementi, riconoscendo così il valore stol'ico della Bibbia. D'altra parte lo stampo artificioso nel quale tali elementi sono stati colati. ci dispensa dall'annettere a codesto stampo un valore assoluto. In tal modo non farà più difficoltà il colorito neolitico in cui tutta la storia primitiva è rivestita, né la cornice Ct"onologica. Riflettendo ora alla diversità essenziale tra il quadro scientifico della preistoria e il quadro artificioso della Sacra Scrittura si comprenderà facilmente come essi non concordino e non debbano concordare. In tal modo molte difficoltà restano senz'altro eliminate. Per la verità storica basterà che le affermazioni della Bibbia non siano in contrasto o non contraddicano affermazioni di carattere storico della preistoria in cose essenziali. Ma si può fare un'altra considerazione. E tutt'altro che assurdo il pensare che l'autore sacro abbia avuto a sua disposizione due nuclei fondamentali di materiale: uno di tradizioni circa l'inizio assoluto dell'umanità, l'altro invece che riguardava avvenimenti del periodo ultimo (o neolitico) e che egli abbia legato assieme i due nuclei, guidato a disinteressarsi di tutto l'immenso periodo intermezzo per la poca o nessuna importanza religiosa o morale di esso per la storia dell'umanità. In tal modo i contrasti (e per ciò la necessità di accordo) tra preistoria e Bibbia sarebbero ancora ulteriormente ridotti. Con questa soluzione lo scienziato potrà perseguire indisturbato la sua strada senza timore di scontrarsi con l'esegeta o il teologo; il teologo e l'esegeta a loro volta non si troveranno più nella ingrata necessità di far

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