RASSEGNE 441 questioni storiche (cfr. P. PoLMAN, L'élément historique _dans /es controverses religieuses du XVI• siècle, Gembloux, 1932) non abbiano avuto effetto sui teorici della storia influenzati da Cicerone. I «Dialoghi» dello Speroni (1542), « De hi• storia facultate » del Robertello (1548), i libri dello Atanagi (1559), del Perano ( 1569), del Cieco e del Foglietta ( ambedue del 1579) considerano la storia uni• camente come un racconto di fatti passati, da scriversi secondo le regole della retorica, con lo scopo morale-pratico. La storia è per loro un'« Autorità». Dice lo Spini che, leggendo uno di questi libri, è come se si leggessero tutti! Il singolare che sia stato un teologo, il domenicano Melchiorre Cano, a trarre nei suoi celebri Loci thoelogici ( 1563) le conseguenze della nuova situazione per la sua materia speciale ed a creare una graduazione di valore delle fonti, senza però entrare in discussioni di carattere generale sul significato della storia. Anche il gesuita Possevino evita la filosofia della storia e mira nella sua « Biblioteca selecta » ( 1593) e nell'amplificazione di questa, cioè nell'« Apparatus » (1598), unicamente a dare un aiuto per la lettura delle storie. Il suo ciceronianismo migliorato si mette in opposizione al « Methodus » del Bodin dell'anno 1566. Già prima di lui in Italia Francesco Patrizi aveva sostenuto la nuova opinione che soltanto limitatamente la storia era magistra vitae come pretendevano i ciceroniani, ma che era una scienza che comprendeva in sé non soltanto l' historia sacra e profana, ma anche· lo svi• luppo del cosmo. La linea cominciata dal Patrizi viene continuata dall' Acontius, dall'ex gesuita Beni ed infine dal Campanella; o in un modo o in un altro, essi tutti stanno in un qualche rapporto col centro di Padova. Verso la fine del secolo nasce una seconda controcorrente contro il ciceronianismo: il tacitismo, il quale riallacciandosi al Machiavelli ed al Guicciardini, considera la storia come una parte dell'arte politica. Il Ducci con la sua « Ars historica » (1604) condivide con questa opinione le idee del Boccalini, del Davila ed anzitutto del Sarpi, e non è privo d'interesse il fatto che per confutare la sua Istoria è stato proposto Agostino Mascardi avversario energico del tacitismo e rinnovatore del ciceronianismo. I due gesuiti Mascardi e Strada rappresentano il ri• torno al puro ciceronianismo; Sebastiano Maggi, il quale sostitul Livio a Tacito, non ebbe seguito. Ma la storia del Concilio tridentino del Pallavicina che coscientemente vuole insegnare la politica ecclesiastica, dimostra che nemmeno nell'ordine dei gesuiti il ciceronianismo era l'unico prevalente, ma che anch'esso era consacrato con una goccia di olio tacitiano. Ci rallegriamo constatando che anche i secolari italiani s'interessano della storia della Chiesa, come dimostrano i « Contributi ». Noi, storici ecclesiastici sacerdoti, non abbiamo nessun motivo di temere tali ricerche; tutto al contrario, ne siamo lieti. Anche noi con le nostre ricerche storiche crediamo servire non a dei fini apologetici o alla propaganda addirittura, ma alla verità. Noi speriamo d'in• contrarci con gli indagatori seri ed oggettivi, che, pur non dividendo i - nostri sentimenti cattolici, cerchino la verità ed aspirino all'assoluta oggettività. HUBERT JEDIN
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==