Quaderni di Roma - anno II - n. 3-4 - mag.-ago. 1948

G!US EPPE BOVINI Un effetto del tutto particolare dovevano fare infine alcuni ritratti sui quali l'espressione era messa certamente in ris,alto dalla policromia. L'uso è attestato oltre che dalle tracce ancor 'Visibili sul sarcofago lateranense di Tor Sapienza (1), anche indirettamente dal fatto che alcuni ritratti sono stati rinvenuti privi del tutto dell'incisione del!' iride e della pupilla: queste quindi dovevano con tutta probabilità essere registrate mediante il colore. Come nel!' età tetrarchica così anche in quella proto-costantiniana · (312-325) il tessuto artistico non è costituito da un'unica fibra, ma da diverse che, riunite insieme, contribuiscono a renderlo più vario. li. carattere stereometrico degli anni precedenti perdura ancora, cosicché le teste appaiono spesso quasi come costrette entro linee decorativamente geometriche, come si può vedere in una « imago clipeata » di uomo del Museo Nazionale Romano (2). Il trattamento però si fa più delicato e lo sguardo perde, in parte, la sua rigida fissità per assumere un'astrazione più pacata, quale si avverte nel ritratto d'una giovane conservato su di un piccolo frammento del Cimitero di Callisto (3). In questo periodo si registra in maniera assai sensibile il ritorno di un'ondata di classicismo e molti artisti aderiscono a questo nuovo movimento stilistico, in conseguenza del quale le teste sono trattate meno sommariamente e le linee che le definiscono divengono meno tese. Un soffio di plasticità e di moderato pittoricismo torna di nuovo a spirare sui volti, cosicché, mentre in alto sono incorniciati da una massa di capelli che - come in un ritratto scolpito su di un sarcofago della Basilica di Santa Prassede (4) - si scioglie e si disarticola in ciocche più o meno lunghe e serpeggianti, le guance riacquistano dal canto loro un modellato piuttosto morbido, sebbene non libero ancora del tutto da una certa intonazione semplificatrice. Raro invece è in quest'età il ritorno all'espressionismo e ciò forse dipende dal fatto che la reazione tetrarchica nei confronti dei valori estetici più tradizionalmente romani, era stata troppo violenta e troppo profondamente sovvertitrice. Tuttavia qualche esempio è ben ravvisabile: la vecchia orante raffigurata nel centro di un sarcofago del Museo Civico di Velletri (5) mostra chiaramente come l'artista sia di nuovo ricorso, per ottenere facili effetti espressivi, al tormento delle carni del volto, il quale si risolve così in macchie di colore, specialmente a causa della registrazione assai marcata delle borse al di sotto degli occhi e dei solchi geno-labiali. ( I) G. WrLPERT, o. c., tav. LVIII. ( 2) G. WILPERT, o. c., tav. CCLXXIX, I. (3) G. WrLPERT, La Cripta dei Papi e la cappella di Santa Cecilia nel Cimitero di S,11 Callisto, Roma, 1910, tav. VII, 2. (4) G. W1LPERT, / ,arco/agi cristiani antichi, tav. XC, 4; CXXXIV, 2; CCLXXV, 3. (5) G. WtLPERT, o. c., tav. IV, 3.

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