IL RITRATTO SUI SARCOFAGI PALEOCRISTIANI E L'ARTE ROMANA 243 come dice H. P. L'Orange (1) - si scarica tutta l'energia della forma. Alcuni infatti, come il giovane « filosofo » rappresentato nell'angolo destro d'un sarcofago del Cimitero di Domitilla (2), hanno forme regolari e l'artista ha voluto soltanto sfruttare il contrasto risultante dalla superficie bianca delle guance e la ruvida calotta dei capelli; altri, come il frammento di « imago clipeata >> del Museo di Pretestato (3) rappresentante una bella testa di donna, sono animati da uno spiccato gusto per le superfici sferiche le quali quasi annullano, mediante passaggi curvilinei e l'assenza di vibrazioni tonali, la struttura anatomica della testa [fig. 2]. Una ripresa classico-ellenica si nota nei ritratti dell'età di Gallieno (253-268): all'eccitazione che abbiamo visto quasi dominare nei volti del periodo post-severiano, si so_stituisce ora un'intonazione calma e pensosa. Il ritratto non è più il risultato d'una sintesi rapida conducente ali' accentuazione di alcune forme, ma si risolve in un'analisi più minuta, più delicatamente spirituale. Questo nuovo senso si può cogliere anche nell'espressione degli occhi - come in un ritratto di giovane ricavato in un clipeo di sarcofago del Museo Nazionale Romano (4) - giacché lo sguardo è diretto senza una meta nella lontananza e sembra seguire una voce interiore [ fig. 3 J. Il ritorno alle formule grecizzanti - che si può spiegare con la rinascita d'un sincero moto artistico che si andò formando nell'ambiente della corte di Gallieno, il quale si sforzò di rinnovare l'umanesimo greco degli Antonini e ridestare le idee filo-ellene di Adriano - è testimoniato da una chiara tendenza ad articolare la testa secondo la sua struttura interna: i pia_ni presentano, come si vede in una magnifica testa virile del Cimitero dei Santi Pietro e Marcellino (5), delicatezza di passaggi; piuttosto morbidi sono i tocchi con cui vengono espresse le ciocche della barba e dei baffi, le pieghe della pelle e le sporgenze delle ossa; obliquo è lo sguardo, cui infonde vita la pupilla in forma di pelta. Nei ritratti femminili di quest'età il modello del volto è, in genere, delicatamente plastico o pervaso di un leggero pittoricismo coloristico determinato - come in una « imago clipeata » col busto d'una giovane donna su di un sarcofago del Museo di Pretestato (6) - dal contrasto delle superfici del volto con la massa dei capelli che trattiene delle ombre. La ripresa classicheggiante però dell'età di Gallieno non si deve considerare altro che come un semplice, anche se splendido intermezzo artistico e quasi come un tentativo romantico che cercò di fermare o almeno ostacolare il rapido corso verso il dissolvimento delle forme. La sua durata (I) H. P. L'ORANGE, S1udien zur Geuhirhle des 1paeta111ikePortrae11, Oslo, 1937, p. 4. (l) G. WJLPERT, o. r., tav. V, 7. (3) G. WILPERT, o. r., tav. CCLXXV, 2; M. GUETSCHOW, o. r., tav. XXXI, 3. ( 4) G. WILPERT, o. r., tav. CCC, S. (S) Negativa del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, n. 5142. (6) M. GUETSCHOW, o. r., tav. xvm, 7 e XXXII, 2.
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