234 UGO BIANCHI leggerire la responsabilità del figlio ( 1) richiamando quella degli am1c1 cattivi consiglieri del giovane re, i quali lo andavano oltraggiando con accuse di viltà e di ignavia, per non saper calcare le orme gloriose del padre. La responsabilità del disastro ora si allarga (Dario accetta l'istanza di Atossa, dr. v. 759) e dà modo al defunto re di richiamar la sapienza dei re antenati, costruttrice e benvista dal Dio, e di concludere con un accorato confronto tra la generazione di Dario, cui appartengono i vecchi del coro, e la nuova generazione: « E appunto da essi s'è compiuta un'opera immensa, indimenticabile, qual mai accadendo spopolò questa città di Susa, da quando Zeus signore quest'onore concesse, che un uomo solo guidasse tutta l'Asia ricca di greggi, tenendo lo scettro che dirige (cù-3-uv-r·~piov) » (2). Vibra in queste parole tutta una concezione in parte sottintesa, e nobilissima, dell'autorità e della sua natura, provenienza e scopo. Una concezione della sovranità che si richiama direttamente a valori divini e umani: è Zeus che ha dato a uno solo l'autorità di guidare tutta l'Asia ( 3), autorità che è anche un onore ( dr. pii'.1propriamente l' honos romano, la •nµ-/j greca), e insieme una responsabilità, perché è diretta al bene e non alla rovina dei sudditi ( 4) che deve dirigere (indirizzare al giusto: dr. crx~1tTpo', EÙ- -3-wr-/jpwv): che non è uno ius utendi et abutendi, come quello di un sovrano assiro o babilonese. E invero, questa visione eschilea della potenza persiana, anche se idealizzata (basterebbe quel suo figurarsi Dario tanto diverso da Serse), non è del tutto antistorica: è un fatto noto che l'impero persiano (allontanandosi dall'esempio delle grandi nazioni conquistatrici mesopotamiche e richiamando sia pur lontanamente il genio giuridico e organizzativo dei Romani) dette in qualche modo una unità a genti diverse, che seppe comporre in un insieme che non fosse il puro dominio d'una stirpe sulle altre; non col metodo delle deportazioni dei popoli e degli dei (5), ma cercando di dare, in forma sia pure iniziale, un ordinamento giuridico alle varie nazioni soggette. Sono noti gli atteggiamenti di Ciro subito dopo la presa di Babilonia: il re persiano rimandò ai vari popoli gli dei che l'ultimo re babilonese, Nabonide, aveva accentrato in Babele; dette libertà e garanzie agli Ebrei deportati nella Valle dei Due Fiumi fin dai tempi ( 1) Prima ( vv. 473 sgg.), la regina aveva dato come movente della guerra anche il desiderio da parte di Serse di vendicar Maratona (GHEZZO, Op. cit., in /.). (2) vv. 759 sgg. (3) Notare nel testo greco l'avvicinamento é'v'/1·,lìp' ,i,.&c,'/Jç 'Aa(lìoç. Vedi anche, a questo proposito, W. KRANZ, Slllsimon, pag. 95. ( 4) Dice il Dario storico in una iscrizione cuneiforme in antico persiano, che cito alla pag. seg.: « 13. un gran Dio Ahuramazda che ha creato la terra quaggiù, il cielo lassù, l'uomo, ,h~ ha creato il heneuere per l'uomo, che ha fatto Dario re.... >>; dr. ancora Je parole di Dario in Eschilo: Kùpoç, eùlìoc(l'-wv,b~p, itp~ocç e&1JK<"""'-" dp~v11v cp().o,ç (vv. 768 sgg.). ( 5) Cfr. G. R1cc101T1, S-1oriad'Israele, Voi. II, pag. 18 sgg.; Eo. MEYER, Geschichle des A/1ert11m1, IV, pag. 87. Naturalmente non mancano eccezioni, quali la distruzione dell'Acropoli ateniese (vedi infra) e lo scempio del sacro bue egizio.
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