Quaderni di Roma - anno II - n. 3-4 - mag.-ago. 1948

230 UGO BIANCHI clamato: si scopre il colpevole, che, per dirla col nostro (1), « come cattiva moneta di rame, col logorio del contatto, diventa nero, condannato: poiché egli è come un fanciullo che insegue un uccello che vola, infliggendo alla città un insopportabile danno ». Il nome del re persiano, tre volte ripetuto, è come un bagliore che attraversa la fosca nube addensata da Zeus: « Serse ha portato (l'Asia a questo punto), ohimè, Serse (I') ha rovinata, ahimè, Serse tutto sconsigliatamente trattò, e le navi del mare » ( 2). Poi, nell'antistrofe, si imposta lucidamente, direi si «centra», il problema storico ed etiço: e lo si avvia rapidamente a evidente risoluzione. « Perché mai dunque non nocque allora ai cittadini Dario, capo di arcieri, il caro condottiero susiano? » (v. 554 sgg). La risposta è data immediatamente, e la parola « navi » ripetuta tre volte in simmetria metrica col «Serse» della strofe e seguita dagli stessi verbi ci dice il capo d'accusa che richiama (3) la responsabilità del temerario re: « Fanti e marinai le alate cerulee navi portarono, ohimè, le navi (li) mandarono in rovina ahimè, le navi, con rovinosissimi assalti, e le mani de' Greci» (v. 557 sgg.). Nella strofe II e relativa antistrofe si accenna ancora alle" oùp,bi' &z-,, » e alle « 1loc:µ6v: &y_·~ », cioè alle pene « date dal cielo, dal Dio»; la misura del significato di questa espressione ci vien data da tutto il complesso dello stasimo primo e dai primi versi di esso, nella parte anapestica ( 4). * * * Il secondo episodio, breve, è la preparazione all'evocazione di Dario, che ha luogo nel secondo stasimo. La regina torna sulla scena ( dove è la tomba del saggio re) in portamento di lutto per le sventure accadute, timo· rosa del futuro: « O amici, chi si trova ad essere esperto di mali sa che quando ai mortali sopravvenne onda di sventure essi sono soliti temer tutto: quando il Demone è (loro) favorevole, (sogliono) confidare che il Demone faccia spirar ~mpre la stessa sorte. Per me ormai tutto è pieno di paura: agli occhi (mi) si mostra la contrarietà ( T&.vTixfa) degli dei, e negli orecchi rimbomba un grido che nulla ha di lieto.... » (5). ( I) Agam., Antistr. I del I stasimo. Cfr. la strofe e antistr. III dello Stasimo I dell·Agam. (2) v. 550-553. Per l'accenno alle navi, cfr. le pag. prec. Per nave compare nel testo la parola (>0<p(ç che, nota la Ghezzo, ha anche significato di nave per il trasporto di salme propria dell'Egitto. 1l anche la nave di Caronte. 11 poeta ha scelto con intenzione questo vocabolo. (3) Cfr. GHEZZO, Op. cii., s. v. 553. (4) v. 532 sgg., 550 sgg., citati alla pag. preced. (5) vv. 598 sgg.

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