Quaderni di Roma - anno II - n. 3-4 - mag.-ago. 1948

MOTIVI RELIGIOSI ED ETICI DEI «PERSIANI» DI ESCHILO 223 presiede allo svolgersi dell'azione tragica: il concetto che l'ingiustizia, nel senso più lato e più vero, la u~ptç, la violenza fatta all'ordine stabilito nell'universo, provoca la reazione divina che ristabilisce, punendo, l'ordine. Come si vede, si tratta di un concetto religioso ed etiro, che va chiarito e documentato ( 1). Ho parlato di religiosità eschilea (2): anche in questo argomento una revisione critica delle singole tragedie serve a rettificare le opinioni di molti. Come è noto, accanto ad una concezione veramente pura della Divinità ( 3), sono presenti nelle opere di Eschilo elementi di religiosità inferiore, con tutta la bardatura mitologica: si pensi alle Eumenidi. Fu scritto (4) che questi due atteggiamenti non sarebbero separati in maniera netta, anche se non conciliabili pienamente: i due Zeus sarebbero uno in due e due in uno. Non mi pare possibile accettare questa valutazione, e proprio per un motivo di ordine psicologico: è impossibile che nella coscienza di Eschilo sia stata associata intimamente l'idea di un Dio al quale, per bocca del coro del!'Agamennone, egli si rivolge con queste pa· role: « Zeus, chiunque egli sia mai, se a lui piace esser così chiamato, io così lo chiamo. Misurando esattamente ogni cosa, io non ho nulla da mettergli a confronto all'infuori di Zeus stesso.... >> (5), con il ricordo dell'intraprendente giovanotto che legò un giorno suo padre Crono. Mi sembra evidente che si tratti, al più, di due momenti diversi della coscienza del nostro, destinati a rivelare la loro eterogenea consistenza al vaglio psi- (1) Uno dei più decisi e recenti negatori del fatalismo eschileo è il PERROTTA(/ tragici greci, Bari 1931). 'Egli d'_altronde si oppone al concepire Eschilo come pn « filosofo della scena» (op. cit., pag. 6). Naturalmente Eschilo non fu un sistematico della metafisica e dell'etica, non fu un tecnico della filosofia, àn questo senso non fu un filosofo. Ma il Perrotta esagera, e forse più nell'espressione e nell'istanza polemica ·che non nella sua intenzione ,vera, quando dice: « Un grande poeta non può non essere un pensatore mediocre», e quando teme che esaJtare il pensatore religioso voglia dire rimpicciolire e fraintendere il poeta. Altro infatti è essere un tecnico della filosofia, quale Eschilo certo non fu, altro è avere delle idee vigorosamente etiche sulla vita dei mortali e sulla Divinità, farne sostanza di umanità profonda e di poesia, dare con esse un'interpretazione nuova alle concrete figure del mito e della storia. (Cfc. anche PETERSEN, Die Allische Trttgodie, Bonn 1915, pag. 94. « Das Mythische ist fiir Aeschylus eine dichterische Gestaltung und Nennung der Dinge »). Aristofane già ebbe a sentire in questo la grandezza dell'uomo e del poeta, e così l'anonimo della vita: 'Ap:x,o:i:o€vLvo:xt p(v(a)v"t'oG-;o -rò µépoc; µeycx),ortptnéc; -re xo:ì. ~?wtx6v ... 1rp&-roçAtaxuÀoç mHh::at yEwtxw-répou; -r·~,, -rp<Xyep8t<Xv "l)il!;"l)CJ<V (Bios, vv. 5 e 13 nella edizione eschilea del Mazon). (2) Per quanto riguarda i rapporti di Eschilo con le correnti del pensiero greco precedente e contemporaneo, bisognerà essere molto cauti nell'emettere affermazioni e nell'ammettere reciproci influssi, specialmente se, come fa il MoNDOLFO (1.tt filosofia dei Greci, di Ed. ZELLER, traduzione con aggiunte, I, 1 pag. 15-1), ci si basa tanto e unicamente sul troppo c-itato frammento delle Eliadi, che d'altronde, e con ogni probabilità giustamente, lo Zeller (ivi pag. 124 n. 5) interpretava in maniera non necessariamente panteistica. Giacché, che 'Cosasi può dedurre da un semplice frammento avulso dal contesto, di fronte al quale sta tutto il peso della testimo• nianza delle altre tragedie, e che per di più si può interpretare (non trattandosi di terminologia tecnica) in maniera consona al famoso inno di gloria a Zeus del coro dell 'Agamennone' Del resto, quanto arbitrariamente ,il Mandolfo valuti ,il pensiero 'eschileo lo dimostra il fatto che egli ammette ancora come pacifico il fatalismo del poeta (•pag. 154 sg e pag. 328). (3) Citerò più avanti passi da cui essa risulta. (4) PERROTTA, Op. cit., pag. 12. (5) Strofe Il della Parodo. Trad. Perrotta.

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