220 CARLO BALLERINI Ma in lvlalombra le espressioni del viso, le parole accese, danno luogo anche ad una melodia che prende un colorito malinconico e straniante. Spesso questa melodia si concentra nella descrizione dell'onde, dei monti, del vento. Sempre nel capitolo « Stt-ana Storia» troviamo: « Giunse così l'aprile del 1863: giunse nei tranquilli splendori del t1·amonto una sera sinistra per Marina ». In questo periodo, l'elemento musicale è dato dal legamento armonico di tutte le parole e dal ripetersi del verbo «giunse». Nel periodo così breve, così melodico, noi sentiamo l'anima di Marina con la triste fatalità che l'aspetta, con l'impressione che questa fatalità susciterà dentro di lei: vediamo nei tranquilli splendori già offuscati di luce sinistra delinearsi il volto romantico della creatura agitata. Il periodo è pieno di cose inespresse come nelle grandi pagine del Fogazzaro. Così, quando ritornano dall'Orrido e cala la sera, la disperata tristezza, l'insop• portabile languore di Marina, si SC1oglie in una musica triste come un cielo grigio: « Le campanelle delle vacche empivano del loro tremolio i silenzi solenni della montagna, mettevano voci di vita innocente nei pascoli, 11ellese/vette compatte vet"de-doratedei giovani faggi in giro a rade macchie metalliche d'abbeveratoi stagnanti». Questa descrizione non è un'espressione di pace come dice il poeta, perché le campanelle sono troppo sole e troppo esili nella ;vastità solitaria dei piani. :E questa differenza che ha colto la sensibilità del poeta e che forma il motivo triste della descrizione. Un altro momento musicale lo troviamo in Leila al capitolo «Forbici». « Ella andava sull'erba falciata di fresco, silenziosamente, come uno spirito. Ogni senso di sgomento l'dbbandonò. Perdersi fra quelle Paciteombre, per molli erbe senza via, sotto il cielo buio, le fu coine un uscii"dal mondo in seno a tenebre matem.e. Seguì sussurri di rivi pet· grembi ascosi, per grembi scoperti deltmonte, 'affondò spesso il ,piede nell'erba pregna di ac{Jua segreta». L'essenza di questo brano è musicale; il primo periodo è tutto legato da un'unica melodia (Ella andava sull'erba falciata di ft"esco, sile11zio1amente come 11110spirito). Il secondo è come una pausa (Ogni semo di sgomeno l'abbandonò). Poi la melodia riprende, ma cadenzata dalle vir· gole. Nell'ultimo la melodia è sempre cadenzata, ma ha anche delle riprese di spiccato valore musicale ( .... Per grembi ascosi, per grentbi scoperti del mo11te). Essendo l'espressione artistica del Fogazzaro, come abbiamo dimostrato, raggiunta per mezzo di impressioni, è chiaro che nei suoi romanzi manca l'architettura. Per fare qualcosa di architettonico è assolutamente necessario un pensiero materiato nel sentimento ed un raziocinio. Elementi che non esistono né nel Fogazzaro né nei suoi personaggi. I suoi romanzi non hanno né muri maestri né ossatura. Si può solo parlare di sensazioni salienti, più forti. La morte di Ombretta in Piccolo mondo antico non è un tentativo di ordinare architettonicamente il romanzo, ma è una sensazione saliente, che si eleva sulle altre perché più compatta e continua. Così, anche la
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