Quaderni di Roma - anno II - n. 3-4 - mag.-ago. 1948

ANTONIO FOGAZZARO POETA DELLA SENSIBILITÀ 21 5 ammaestramento silenzioso che la pace è solo dopo la morte, e sulle quali sembra passare il rombo lontano delle campane della Valsolda con la loro sconsolata preghiera: « Oriam per i dormenti del cimitero, che dicon rei, che dicono innocenti, e Tu, Mistero, solo Tu sai ». Sopratutto la lapide dei Franco è semplice e densa di umana poesia. « A franco in Dio la sua Luisa». Sembra raccogliere nella quiete di Dio, in robusta sintesi, il ricordo delle contradizioni e dei contrasti che si agitarono nella pace del piccolo mondo antico. Anche Piero diviene immobile e sereno, le inquietudini e le commozioni della sua sensibilità tacciono. Si confonde con la notte, si riduce ad un elemento dell'immobile quiete senza tempo. « Piero si inginoc,chiò nell'erb{I.e piegò il viso. Le sue labbra non si muovevano. Neppure una fibra della sua persona non si muoveva. Parve impietrato, nell'attitudine di chi sentisse pendersi sul capo diafane mani benedicenti. Quando alzò il viso, la luna era sc,esaoccultamente al tramonto». Nel profondo silenzio della notte la poesia dei ricordi si fa sentire ancora; è il ricordo di un'anima viva. Il dramma del cuore di Jeanue spira dal profumo dei fiori recisi, venuti dai poggi, ora nebbiosi, ora pieni di sole, di Vena di Fonte Alta.« I fiori 'delle montagne lontane 1·imaseronella camera dell'alcova, tristi e deserti, come la donna che aveva a loro spirato in segreto il suo cupo affanno ». Il dramma del ritorno di un'anima a Dio è completamente fallito. Piero non vede le cose con occhi nuovi: il paesaggio è sempre un paesaggio inquieto e pieno di mistero: la sua conversione non gli dà nessuna gioia. Quando Rinaldo sale purificato dalle sue colpe sul Monte Oliveto tutta la natura ha la freschezza della sua anima: le cime verdi che il vento della mattina trascorre felice, l'aurora che sorge dall'oriente tutto d'oro ricoprendo di rugiada le armi -del guerriero pentito. Il ritorno a Dio di Piero non è una conversione, è una forte emozione della sua sensibilità, è un elemento del suo travaglio mortale; qui sta la sua poesia. Anche Silla è un emotivo: Marina l'offende col suo spirito sarcastico e appassionato, dopo il pranzo, mentre la compagnia è raccolta in loggia: << E lei - disse ella con voce rotta dalfa collera - chi è lei? Chi ci può dfre neppure il suo vero nome? S'indovina>>. Silla non sa dominarsi. La notte stessa parte senza salutare nessuno. Durante la fuga incontra Marina; va con lei sul lago in tempesta e attratto da quel corpo caldo e modellato, dimentica l'offesa e il risentimento: la stringe fra le sue braccia, aspira il profumo delle vesti e della carne, ne sugge nel bacio l'alito vivo. Prima ha vinto in lui l'orgoglio, ora la sensualità. Non c'è nella sua vita nessun

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