Quaderni di Roma - anno II - n. 3-4 - mag.-ago. 1948

ANTONIO FOGAZZARO POETA DELLA SENSIBILITÀ 213 In Luisa la morte ha suscitato una sconvolta reazione della sua nervosa sensibilità; in Franco, invece una commozione nuova che però non scava nell'animo le grandi risoluzioni decisive della vita: è un pianto della sensibilità. Più che un pianto di purificazione, è un pianto di voluttà di fronte all'ascendere del sole e al suonare delle campane sullo specchio immobile del lago. Quando in questo mondo della sensibilità non domina la commozione, vive un fascino strano che lascia nell'anima un'eccitazione morbosa, dolcissima. Esaminiamolo attentamente. I personaggi del Fogazzaro sono sensibilità non sono caratteri. Per avere un carattere è necessaria la volontà, ed essi non l'hanno. Nei momenti supremi della ;vita, quando si presenta una scelta e la necessità di abbandonare la via fino allora battuta, sono sempre incerti. Aspettano qualcosa che li spinga, un grande avvenimento che li decida: da se stessi non hanno forza. Franco sente il disagio della sua vita inutile persa dietro ai fiori ed ai versi, la vigliaccheria di campare alle spalle dello zio Piero, la necessità del lavoro, ma aspetta, per cambiare, la guerra. « Diffidava delle prop-rieattitudini, si sentiva tt·oppo artista, troppo alieno dalle t,trti 'Curialesche, sapeva di non avere nelle vene il sangue !di forti lavoratori. Non ·vedevasalute che in una rivoluzione, in una guerra, nella lrbertà della patria. Ah quando l'Italia fosse libera, come la servirebbe, con che forza, con che gioia! >> ( confronta tutto il brano: Cap. « La sonata del chiaro di I una ecc. »). Un carattere è formato anche da un'ossatura di pensiero profondamente vissuto: ma quello di cui si ammantano i persbnaggi fogazzariani è un orpello, un abito indossato per poter rimanere nella società degli uomini, per poter intendersi con loro: attraverso di esso cercano di riferire agli uomini i lampi che balenano nel sub-cosciente della sensibilità. Non ci riescono perché sono soltanto delle sensibilità. Di questo pensiero noi sentiamo l'inevitabile retorica. Daniele diventa ancor più superficiale quando parla di idee politiche, perché la sua vita non è in esse malgrado le sue affermazioni: la sua vita è nel desiderare l'unione con Elena, il fondersi con la sua anima e col suo corpo in un ebrezza d'infinito. La sua vita è nel sentire l'insoddisfazione sorda di tutte le cose, quando riflette e quando cammina notturno fra le rovine di un grande mondo scomparso. Diventa commediante quando si crede un vincitore, come nell'ultimo capitolo. Sono le circostanze, la mancanza di volontà, che lo hanno allontanato dalla caduta. Per avere un carattere è necessario un ideale, la lotta per raggiungerlo. Ma negli uomini del Fogazzaro non esiste alcun ideale perché il sentimento di più ideali si contende il possesso della loro anima. Il risultato è l'inattività. Tutti i suoi protagonisti non hanno un lavoro, passano la loro giornata oziando, vivono di rendita. Anche ·quando un ideale predomina nel loro

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