210 MARIO SANCIPRIANO estenda alla serie dei fenomeni come data nella sua totalità e nel suo cominciamento e nella sua dipendenza da Dio. E qui l'interpretazione di Kant, nel Guzzo, porta la ricerca dell'intelligibile ancor più lontano, nel!'intimo della natura, in quanto la considera nella sua estensione e intensità come formante un mondo composto di atti semplici e originari. Il Guzzo deve però riconoscere che nel dar rilievo ali' elemento intelligibile sottinteso nella <<tavola delle idee trascententali » il Kant - se pretende, come pretende - di « ammettere fuori dal campo della sensibilità una realtà per sé sussistente, si prende una libertà bella e buona .... Nulla di decisivo, pertanto, in Kant ( al di fuori della « reinterpretazione » su esposta): unic_adecisione, quella della coscienza sul terreno morale. Ma, mentre l'interesse morale fa preferire le tesi alle antitesi, la personalità umana ritrova il suo autentico profilo nel!'« Io penso » a patto che questo sia inteso nell'unità, subiettività, principialità del soggetto pensante. E 9ui che incalza, nel capitolo dedicato ali'<<Autonomia del pensato» l'espressa dichiarazione: « Si è in più occasioni mostrato che l'antitesi realismo-idealismo non ha senso, tanto l'uno richiede l'altro». E in qual modo ciò sia da intendersi appare chiaro dallo spirito e dalla lettera della: conclusione: « che, poi, sia nel mio pensiero, e solo perciò davanti ad esso l'ente logico che io penso è evidente: bisogna solo rammentare che, in me, è davanti a me per l'autonomia onde s'impone a me stesso onde pensandolo lo pongo: così come, in me, è davanti a me il percetto per quella sua presenza, cioè attualità, cioè attività, onde io sono dalla sua azione impegnato » (p. 296). La res sebbene sia « ritagliata dal pensiero, sia tutta pensiero, si dà per « cosa » e nient'altro che « cosa » presente .... Essa è tutto pensiero ma pensiero formulato come essere e perciò apparente tutto, senza residui come essere (e tale è l'oggettività forma/e anche nella filosofia scolastica, se l' oggetto è l'ente e la forma è riferibile all'intelletto che lo riceve a suo modo). Lo spazio mi impone di tacere le interessanti discussioni su la « successione » e la « causalità >> e sul retto senso in cui intendere la relatività, già chiarito nell'opera su « La filosofia domani» (capitolo dedicato alla relatività). Merita ancora, per concludere, un particolare accenno il ricorso della funzione metacritica dell'opera del Guzzo, nella discussione dello sparpagliamento in Kant delle categorie, annoverate nel numero di dodici e non più di dodici. La categoria è una sola, come appare da tutto il contenuto della presente dissertazione e come si poteva già intendere, dalla prefazione all'edizione del «Maestro» di San Tommaso, stesa dal Guzzo nel. 1928: è lo stesso pensiero nelle sue infinite ( non indefinite) possibilità. Che tale sia stata la tendenza speculativa del Guzzo, dagli inizi della
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