L'IO E LA RAGIONE NELL'UMANESIMO CRISTIANO 207 siero. In questo punto il Guzzo sembra riaccostarsi di più al Varisco che al Galluppi. Propriamente, di trascendentale vi è quel primo umano sapersi e sentirsi dal quale sembrano nascere tutti i problemi; ma anche qui, nel rapporto organico tra esistere, sapere e amare, l'influenza agostiniana si fa vivamente sentire. Alla luce dell'agostiniano « nam et sumus et nos esse novimus » la intuizione cartesiana non è ridotta al puro « cogito » senza alcuna riser.va: prima di essere spettatori dell'azione, ne siamo attori, e c'è da studiare se ne siamo anche autori, e in qual senso: con il che, il pericolo di monismo è superato. Ecco la spiegazione del quesito: in quanto l'idea è altro, ne siamo spettatori; in quanto è in rapporto con la nostra coscienza ne siamo attori; in quanto è richiesto il nostro impegno, la nostra iniziativa, ne siamo anche autori, in un lavoro di scoperta e di raccolta. Tuttavia scoprire e raccogliere « non è propriamente produrre, che è piuttosto un rinvenire che un inventare » (p. 217). Il contrasto fra « inspectio cartesiana » (esse= cogitare) e « inspectio agostiniana» ( et sumus et nos esse novimus, et id esse ac nasse diligimus) è risolto in un capitolo di intonazione umanistica, che sarei tentato a considerare più sotto l'aspetto d'una filosofia dell'azione che non sotto quello teoretico della questione in esame: e basti, a tale scopo, riferirne la conclusione: « Il riconoscimento che ho « natura » di avere una coscienza, una sensibilità, un corpo, ridà il giustp senso ali' altro rico9oscimento che io sono davvero il libero plastes di me stesso, come scrisse Pico: di me sì, ma non del mio poter essere plastes di me stesso, cioè della mia « natura >>di uomo: questa la << ho », non me la scelgo né me la conferisco da me » (p. 225). Ed è quivi una risposta a certi facili e presuntuosi umanesimi. IX. Siamo entrati così, quasi senza avvedercene, nella parte dedicata alle « discussioni e giustificazioni». Impossibile qui ripetere ad una ad una le questioni: ritorna il Leit Motiv di sensibilità e pensiero: « una lunghissima via congiunge la primitività della sensazione alla complessità del pensiero>>.... E anche ripercorsa la via dal « Cogito » a Dio: è inconcepibile pensiero senza intelletto, e perciò è inconcepibile pensiero infinito senza intelletto infinito; ma senza dover concludere perciò nello spinozismo: per qualsiasi via, il concetto d'una razionalità «naturale» (Spinoza), non spirituale, si disfa o si muta nel concetto d'una razionalità atto ovvero opera d'una Ragione, cioè d'un Pensiero-Intelletto ....
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