Quaderni di Roma - anno II - n. 3-4 - mag.-ago. 1948

L'IO E LA RAGIONE NELL'UMANESIMO CRISTIANO 205 cepta sono gli ordini di esperienze che il pensiero interpreta secondo una determinata idea. Il conceptus fissa il contenuto; il conceptum è l'estensione di quel contenuto ». Ecco in tutto ciò le premesse logiche (direi insistentemente logiche) per le quali, se la realtà è singolare e se singolare è pure l'idea, è reso possibile un incontro, su questo terreno, di realismo e idealismo, i quali « non solo non si escludono nel pensiero; ma si condizionano in tal modo che, se non persistesse un essere di là dal pensiero, questo non avrebbe che cosa lavorare e risolvere in conoscenza, e senza questa tendenza a consumar l'essere in conoscenza, l'essere potrebbe sì essere il presupposto inattingibile del conoscere, ma non quello che ci interessa conoscere e si dà nella nostra esperienza (p. 129). L'ampia trattazione logica, che qui è impossibile riassumere e che va sotto il titolo di « esperienza » è una rivalutazione dei « giudizi di esperienza» che occupano un posto intermedio tra le « esplicazioni » e le « conclusioni » ossia tra le operazioni logiche analitiche e quelle organiche, e sono « sintetici a posteriori », non nel senso però che siano indipendenti da funzioni a priori, ma in quanto il loro contenuto non si sarebbe mai potuto presagire con un'analisi dei concetti posseduti (p. 137); e ciò può dirsi la caratteristica propria dell'esperienza .... Che questo tono sia lungo e sia forte; che l'odore della magnolie mi stordisca, debbo provarlo di fatto per saperlo. Ma anche questi esempi empirifi vanno intesi alla luce della teoria dell'interpretazione, nella cui sinteticità il Guzzo raggiunge un principio che non rimanda più a nulla di superiore, giacché l'inte,pretazione in concetti è la prima costitutiva fondamentale osse.rvazione d esperienza ( cfr. p. 139: « Sinteticità del giudizio d'esperienza »). Infine, se il giudizio d'esperienza nota quel che accade, il giudizio valutativo nota il rapporto in cui quel che accade si pone con me che lo esperimento; ma preesiste già in qualche modo nel giudizio d'esperienza come espressione della stima che faccio di quel che accade. VIII. Nel processo della riflessione, il ragionare sui fatti è un tipico modo di trascenderli come semplici fatti. In tale processo il pensiero non può farla da autore, ma semplicemente da intenditore. L'intendere appare come una sorta di produzione che certo non è « creatio ex nihilo », anzi è lavoro in qualche cosa di già esistente: questo è il produrre, la fecondità mentale .... quella procreatività che sarebbe stoltezza confondere con una schietta creatività, ma che è collaterale a quest'ultima (p. 160). Se perciò il Guzzo in altra opera (V eritq e realtà, 1925) parla di « assolutezza d'ogni atto e parola dell'uomo», ora si sa bene cosa intendeva dire; e se in altra

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