L'IO E LA RAGIONE NELL'UMANESIMO CRISTIANO 203 l'attuale 11nità della mia esperienza, soggetto ( e in questo senso sostanza) e a11tore ( e in questo senso causa) dei procedimenti del mio conoscere e agire. La sostanzialità dell'Io è concepita in quanto la mia storia è da me. Sostanza è pertanto la tipica energia propria dell'Io. Ma in me l'unità sostanziale è una sola cosa con la causalità att11ale: « Come libertà, l'io è un proporre, un tentare, un iniziare; e questo è schiettamente la causalità» (p. 110). In me 1111ità,sosta11zialità,ca11salità,attualità sono s'inonimi perché esprimono tutte quell'atto di iniziativa e di cons apevolezza che, proprio dell'Io vivente, è l'egoità dell'Io: ed è sul modello di se stesso che l'Io interpreta checchessia. Che l'Io debba essere inteso come attività, nessuno potrà dub itare. L'unico modo per poter intendere la sostanza ( e in particolare la sostanza spirituale dell'anima umana) senza cadere nella corporeità, è nel riconoscere la mia storia « da me » e non « in me »; ma sarà pure da chiarire che quel « da me» non implica l'unità di tutto il reale, be nsì l'unità dell'esperienza. Così mi sembra che debba essere interpretata la proposizione che « l'unità trascendentale dell'intera mia esperienza è condizione per cui le cose sono viste in unità». Evidentemente qui l'« uni tà trascendentale» non è la stessa cosa che il trascendentale « unum » di San Tommaso; ma non lo esclude, ché anzi, lo presuppone e lo interpreta (1). Che la soggettività debba intendersi così, in vista dell'oggettività in cui trova senso, è chiaro anche dai passi che seguono. b) L'Oggetto. «Oggetto», cioè « oggetto di' pensiero» o « pensato » ,vuol dire anzitutto, per il Guzzo, cosa che la nostra attenzione riesce a fissare, distinguendola e quasi ritagliandola o isolandol a da tutto il resto che è pur presente alla nostra esperienza. La « presenza al pensiero » di un oggetto collocato su vari piani (percezione sensibile, memoria, astrazione, ecc.) è riferita all'Objekt di Kant che va ben oltre la sfera del mondo fenomenico: << Questa presenza al pensiero costituisce la schietta oggettività dell'oggetto» (p. 114). L'obiettità (per così dire) di Kant, che va al di là dell'esperienza e mpirica, è avvertita anche in un'opera precedente del Guzzo (Idealismo e Cristianesimo, polemiche e programmi, 1936) nella quale egli cerca di risolve re l'inconoscibilità della cosa (la quale « è così poco inconoscibile, che tutto il pensiero umano ne ha preso possesso per così dire « ab aeterno » e vive secondo il possesso che ne ha preso) e giudica un equivo co presentare la necessità di progredire oltre Kant come necessità di sopprimere ( l) L'unità, nella filosofia aristotelico•tomista, è condizione per cui le cose sono num~- rate (~numerus est mu/1ir11domemurala per 11n11m », dr. Metaph., I, X, c. I): e in questo s~ns? ,e presupposta anche dal Guzzo, il quale in altro passo distingue l'unità della nave dal1 u11~1a della flotta; ma l'uno come trascendentale, in San Tommrtso,coincide con l'ente (« <onveru111r rum eme». cfr. R. GARRJGOU l.AGRANGE, De Deo uno, Paris, 1938. p. 238): e in questo senso va interpretata come l'unità del pensiero che coincid:- con l'unit!t del suo esse re.
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