Quaderni di Roma - anno II - n. 3-4 - mag.-ago. 1948

L'IO E LA RAGIONE NELL'UMANESIMO CRISTIANO 201 V. Nel capitolo dedicato all'universalità della ragione e personalità dell'io, pare di leggere la storia romanzata dello spirito, che nulla però ha che vedere con una fenomenologia come quella hegeliana, che il Guzzo rinnega (p. 194), con le parole: « Il concetto stesso che lo spirito abbia gradi e li percorra in uno svolgimento naturale, cioè necessario, sottratto alla sua inziativa e legato a uno schema inevitabile, suscita dubbi ». Seguendo questa « storia romanzata » piuttosto è possibile rifare il racconto analitico delle categorie kantiane e della dialettica trascendentale; ma, poiché ciò è riservato all'ultima parte del libro che qui prendo particolarmente in esame, mi limiterò ad esporre dapprima - nella sua unità sintetica - la posizione del Guzzo in questo problema, che si riallaccia ali' antica filosofia, e si può sintetizzare nella questione: « Sono io che ragiono o è la ragione che ragiona in me? E in particolare: Che cosa vuol dire ragione, nell'espressione « seguit-e la ragione»? La risposta alla prima questione verrà data molto più tardi (p. 239): « Sono ben io che ragiono, non la Ragione universale in me; ma ragiono secondo ragione, ché è norma immanente quella che l'immanentismo pensa come causa immanente, con le inconvenienti conseguenze» .... Quanto alla seconda domanda, seguire la ragione significa pensare e pensare è coerenza, non-contraddittorietà: la coerenza dflla ragione però va vista come qualcosa di dinamico, processo attivo, nei confronti con la mera condizione della non-contraddittorietà, di cui gode un qualsiasi sistema di pensiero considerato come organismo chiuso.... Ecco qui la « ~toria romanzata» che preannunziavo dianzi. E la vicenda dell'uomo, che in quanto tale non si ferma ali' animalità, ma secondo le iniziative già ricordate più sopra, va perseguendo il suo scopo nel « seguir conoscenza», come Dante direbbe (1). « L'uomo intelligente non solo ricava dagli elementi a sua disposizione le sole conclusioni che davvero ne scaturiscono.... ma anzitutto si va a cercare lui stesso gli elementi utili, o addirittura necessari. Così la potenza del suo pensiero si manifesta in un'opera ben più complessa di quella che consiste nel trarre le dovute conseguenze, e solo le dovute, da premesse già pronte davanti a lui. Egli deve investire la questione che lo interessa con sguardo così scrutatore, da scorgere anzitutto quello che non ne sa. In quelle direzioni dovrà frugare, criticando via via i risultati delle (I) « seguir vir1111e e conoscenza» (In/., XXVI, 120). ! il passo in cui Ulisse narra di aver, con quelle parole, rincorato i suoi compagni a oltrepassare con la nave le colonne di Ercole. La storia romanzata è di ogni tempo. Il Guzzo si rifà proprio da questi versi danteschi per dar origine alla sua lunga ricerca Ln filo,ofia e /'esperienza (1942).

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==