Quaderni di Roma - anno II - n. 3-4 - mag.-ago. 1948

200 MARIO SANCIPRUNO c) quanto all'unità del soggetto con l'oggetto, « se non adeguerò, con la mia ricostruzione, il carattere proprio di ciò che voglio conoscere, debbo pur toccarlo e sfiorarlo in qualche punto, perché ci sia verità ». Sulla traccia di questa articolazione è oltremodo interessante seguire il lavoro d'intaglio e d'intarsio che rappresenta la storia del pensiero nel suo acquistar coscienza di sé e delle sue possibilità. << Il conoscere postula che tutto abbia un senso .... Conoscibilità importa definitezza, non immutabilità .... l'intuizione provoca la ricerca .... Trovo il vero per o dopo averlo cercato .... Intuizione e sensibilità sorreggono la rice,,ca.... ». Sembrano aforismi e sono il breviario del pensiero pensante che culmina in quel definirsi, caratterizzarsi e delinearsi, che è conoscibilità o intelligibilità, ma non catena che leghi alla immobilità di essenze rigidamente universali, incapaci di spiegare il libero e vario intreccio di ciò che è vivo (p. 85). Già vent'anni or sono, pur lodando in San Tommaso la concezione della mente umana come spontaneità, il Guzzo, non riusciva ad ammettere che vi fossero alcuni concetti primi che - essi soli - costituissero il punto di partenza di ogni conoscere (1). lì la stessa critica che da lui verrà fatta alle categorie kantiane. 1,a vita dello spirito è pulsante in tutta la sua trama e non si lascia restringere a pochi concetti: a spiegar ciò vale, come sempre, il tocco felice d'un riferimento alla vita comune: « un uomo che ha delle idee, è riconosciuto intelligente dalla attuazione di cui quelle idee si mostrano suscettibili », che è quanto dire che l'intuito, la sensibilità, la verifica positiva (o riferimento reale) dei fatti formano la guida necessaria di ogni ricerca razionale impostata su pochi principi. Così la sovranità del pensier·o su la sensibilità non può essere intesa come se questa perdesse quella relativa ma vivace autonomia, per la quale il pensiero deve controllare su di essa i propri giudizi, nell'atto stesso che pur la sottomette a giudizio» (p. 91). Quanto all'intuizione, essa offre i suoi suggerimenti al vaglio della ragione sicché io « cammini guidato da quella luce .... meno solo .... con più animo e più speditamente e franca· . mente mi accorga se la direzione presa è giusta o è da cambiare .... Se ne conclude che, iniziativa la sensibilità, iniziativa l'intuizione, iniziahva la ricerca, quelle possono concorrere all'opera di questa senza alterarne il carattere e l'uomo resta definito dal suo atteggiamento di cercatore, senza che l'essere sorretto dalla sensibilità e guidato dall'intuizione cambi il suo rapporto rispetto al vero, che è di poterlo e doverlo trovare, ma d'aver bisogno di cercarlo per riuscire a trovarlo (p. 92). (I) A. Guzzo, lnirod. a Tommaso c!"Aquino, JI Maestro. Vallecchi, Firenze, 1928, p. 16.

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