I9 8 MARIO SANCIPRIANO Il comune conoscere e ciò che lo trascende, è il titolo d'un nuovo capitolo. Nessuna riserva che io formuli mi eviterà di dover parlare in termini di « essere » là dove la prudenza vorrebbe che io parlassi in termini di semplice « accadere ». Alla scoperta delle « modeste ma vitali » origini della coscienza, il G. trova, anche se non lo cita, il concetto di Ente, del quale si rive ste formalmente ogni pensiero, ogni 5ensazione, ogni riferimento con «l'altro » che io trovo in questo mondo in cui sono nato e che, pertanto, non c reo. Gioverà qui ricordare le luminose distinzioni del Guzzo, compendiate nell'opera da lui scritta su La filosofia domani (1943), tra l'io, il mio, l'altro? Esse si completano nel nuovo libro (stavo per dire nel nuovo tribunale) della ragione, con la sottile distinzione tra !"io ed il me. Non credo che al lettore dispiaccia un tal ·gusto di metter ordine al reale. Conosco «l'altro» da me; ho coscienza del «mio», ho autocoscienza dell'Io: e in questo atto di rivelazione interiore distinguo l'Io dal me, dal mio (la mia anima e il mio corpo) e dall'altro (le «cose» del <<mondo»). Questo è un sapere accessibile anche ali'« uomo comune »: all'uomo comune non manca il criterio della certezza. Egli sa che « di una situazione non può darsi che una sola comprensione vera; tutto sta ad imbroccarla ». Quanto all'errore, l'« uomo comune» sa che « se sbaglia cade» (p. 54). Buon senso? Umanesimo? Dialettica? Tutto e nulla di tutto ciò: il Guzzo ci dà un approfondimento ideologico, che riconduce la ragi one alla sua funzione naturale. Vien fatto di pensare che la ragione ab bia effettivamente lo stesso compito essenziale di conservarci in vita e di difenderci, come gli organi della nostra natura corporea ( 1). Dopo tante acrobazie del pensiero filosofico, avevamo bisogno di questa ventata d'a ria buona. Nell'esauriente trattazione della teoria dell'errore, è fatta dal Guzzo larga parte alla volontarietà, ma non è esclusa neppure l'involontarie tà, la cui formula è espressa con la proposizione particolare: « qualcuno erra involontariamente », che sostituisce la socratica universale: « Nessuno e rra volontariamente ». Nel primo capitolo della parte II intitolato « Vocazione al vero», in cui per l'appunto si tratta della questione dell'errore, la principale c on- {I) IM.i riferisco anche ad un passo in cui, a proposito della dolorosa teoria e storia dell'errore umano, l'Autore parla di restituire alla vita della coscienz a « i suoi tratti umani » ( p. 58).
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==