Quaderni di Roma - anno II - n. 3-4 - mag.-ago. 1948

162 ROBERT GIVORD «dell'interiorità», egli rivolge a tutte queste formule un rimprovero molto più fondamentale di tutte le critiche particolari. Queste risposte sono false, egli ci dice, perché sono date in forma astratta. « Con ciò esse pongono il loro oggetto sotto concetti universali, ed è precisamente questo che contraddice la più profonda coscienza del cristianesimo » ( 1). Infatti va a finire che si paragonano i dati della fede a ciò che il nostro pensiero o la nostra esperienza naturali pcngono sotto i concetti di amore, di persona, di sentimento religioso, di etica, ecc. Ma in tal modo -vienemisconosciuto il carattere pro· prio della Rivelazione cristiana. Il cristianesimo, Guardini non si stanca mai di ripeterci, non è in fin dei conti una dottrina teorica, né una interpretazione della vita umana; non è un'« etica», una« Weltanschauung», o qualunque altra cosa. Contiene tutto ciò senza dubbio, ma non è questo il suo nocciolo essenziale; il quale non è altro che Gesù di Nazareth, la sua realtà concn;ta, la sua opera, il suo destino. E il fatto d'essere cristiani consiste in una partecipazione ali' esistenza di Cristo (2). Ecco la risposta che Guardini dà al quesito fatto: « Non vi è alcuna determinazione astratta dell'essenza del cristianesimo. Non esiste alcuna dottrina, alcun sistema di valori morali, alcuna attitudine religiosa che passano, staccati dalla persona di Cristo, definire il fatto cristiano. Il fatto cristiano è Lui stesso: ciò che per Lui viene agli uomini, e il rappcrto che lluomo, per mezzo di Lui, può avere con Dio. Un contenuto dottrinale è cristiano nella misura in cui esce dalla Sua bocca. L'esistenza è cristiana nella misura in cui il Suo movimento viene da Lui determinato. In tutto quello che deve essere cristiano, bisogna ch'Egli sia presente. La persona stessa di Gesù Cristo, nella sua unicità storica e nella sua maestà eterna, è la categoria che determina l'essere, l'agire e l'insegnamento cristiani. 1ì questo un paradosso» (Das Wesen des Christentums, p. 86). Certamente siffatta risposta non è del tutto nuova. Da duemila anni che il pensiero cristiano esiste, essa al contrario è stata notata sovente, ed espressa con più o meno chiarezza. Ma Guardini pensa ch'essa non è mai stata sfruttata a sufficienza, e talvolta non esita a pronunciarsi con una certa severità; si direbbe, egli scrive, che il pensiero teologico non ha ancora mai guardato in faccia i problemi che si pongono non appena viene presa veramente sul serio l'idea che soltanto Cristo storico è la« categoria» decisiva del pensiero cristiano (3). Per quanto lo riguarda, Guardini ha preso veramente sul serio questa idea, e le sue opere ne contengono numerose applicazioni che ci permettono di afferrarne meglio la pcrtata. Ci limiteremo qui ad un esempio, quello dell'amore cristiano, analizzato dal nostro autore nel suo libro su « il mondo e la persona ». Dire che il cristianesimo è la religione dell'amore (1) Das lf'ese11 de, Chmtentums, W•iirzburg, 1939, pp. 4-~. (2) Der MiJvol/zug des Dasei11sChristi; cf. Der Herr, p. 494; Das ll"esen de, Chrislen. tums, p. 7. (3) Das Wese11 des Christentums, p. 87.

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