Quaderni di Roma - anno II - n. 3-4 - mag.-ago. 1948

L'IO E LA RAGIONE NELL'UMANESIMO CRISTIANO 197 II. Il Cogito cartesiano valeva nell'orbita della pura razionalità: il problema della sensazione non era presente nel problema del pensiero (1) . . Il Galluppi, al contrario, vide già chiaramente l'inscindibilità di sentit'e e pensare: « non si può avere dallo spirito umano la percezione del me, senza aver quella del fuori di me » ( e viceversa). Allo stesso modo, ma con maggior raffinatezza, il Guzzo rivalorizza il senso, nell'unità del processo spirituale: « Sentire, riflettere, valutare, definire, rammentare, riconoscere, decidere e agire in conseguenza »: di questo processo l'istanza sensibile ci dà il riferimento reale, ben distinto dall'interpretazione vet'a (che è opera del giudizio), ma non per questo men saldamente unito alla continuità del procedimento gnoseologico: « Il concetto nel quale io pervengo a fermare quel che ho sentito, non fluttua sopra la mia sensazione rimanendole paco aderente, ma s'incastra in essa medesima così addentro, che non è più passibile staccarlo » (p. 34). L'unità di percetto e concetto - a patto, ben s'intende, che si tratti di opinione con certezza - è il punto d'arri,vo del cammino dal sentire all'intendere. E ritornando, in uno dei capitoli successivi, sulla necessità di non confondere il vero con il reale, il Guzzo chiarisce: « La realtà della sensazione è realtà d'una domanda, mentre solo la risposta può, anzi deve essere vera o falsa » (p. 65). E per questo che al Cartesio, mancando tale istanza: non fu possibile andar oltre la constatazione: e non ci diede il vero ma il certo della coscienza: che fu già il rimprovero mossogli dal Vico. Anche nel capitolo « Meraviglia e rnriosità » è ribadita la compresenza della dialettica allo stesso processo sensibile, onde sono scosso e indotto dalla meraviglia al sapere. Dopa aver affermato il valore teoretico - non solo pratico e contingente - della conoscenza, con parole che sembrano risentire dell'antica distinzione in dlìoç e M~a, • !'A. riconferma in modo originale il suo asserto: « Pure, o che scosse violente commuovano la mia immaginazione, o che, nelle tregue, la curiosità animi la mia vita mentale di più industri indagini, sempre il percetto si sistema, attra-verso la mediazione della ricerca d'un significato, in concetto» (p. 40). ( 1) Anche se. per « cogitatio » Cartt'sio non intendeva il pensiero in senso stretto ma,. nello svll~ppo. della sua speculazione filosofica, vi volle comprendere << omnes voluntatis, in· tell.ectus, 1maginationis et sensuum operationes », ciò non infirma l'essenza del razionalismo cartesiano, per cui le stesse sensazioni hanno valore, nella coscienza, in quanto « modi di pensare» (Cfr. l'ampio commento del prof. P. Serini, al « Discorso sul Metodo», Milano, 1941, !'· 98).

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