196 MARIO SANCIPRIANO nello spmto in cui San Tommaso perfeziona Sant'Agostino) l'originaria partecipazione in me stesso ( 1). Se così possiamo intendere il Guzzo, con la primalità di un Pensiero, a cui nulla manca del concetto di ESSERE, in quanto « è » Pensie,-o, ed è nell'Assoluto, Pensierodivino, che si partecipa all'intelletto umano, la sua filosofia non si oppone al disegno delle concezioni cristiane. E che così dobbiamo intendere è provato dalla penna stessa del Guzzo, quando scrive: « E il principio della intimità del vero alla mente quello che salda il pen- · siero cristiano con la tradizione platonica » (prefazione a « Il Maestro >> di San Tommaso, 1928) e quando asserisce: « Solo il Pensiero può essere !'assolutamente primo», ma quel Pensiero che si scrive con la maiuscola e si deve intendere « non trascendentalmente, come la ragione in generale, ma schiettamente come Dio, autore deli'universa realtà » ( « Sguardi su la filosofia contemporanea », 1940). E questo il punto in cui il Guzzo ritiene di celebrare l'incontro di idealismo e realismo, la cui opposizione egli non considera definitiva negli stessi massimi esponenti della storia del pensiero. La tesi del suo primo libro dichiaratamente teorico « Verità e realtà» (1925) sosteneva che ii reale è pensiero, cioè qualcosa di razionale o di mentale, ma il pensiero è 1·eale, cioè vita, storia, attività, efficacia. « Del resto (sono parole del Guzzo, in una sua intervista pubblicata a Messina, nel volume "Filosofi che si confessano", 1948) è esatto che di fronte a forme di idealismo immanentistico fino all'ateismo o al panteismo, di fronte a un "idealismo religioso " antipersonalistico, quindi non teistico, di fronte a un idealismo per il quale Dio è Oggetto e Idea, ma solo i soggetti singoli sono menti, per me è tanto essenziale che il reale presupponga l'Idea, quanto che l'idea sia l'idea di una Mente, non idea autosufficiente e anteriore ad ogni mente». Tutto ciò non impedisce al Guzzo di continuare a sostenere la tesi di Parmenide per cui -;Ò ocu-;Ò voe:i:v fo·nv -;e xoc! dvoci, e di sostenerla come « verità prima » (e appunto perché « prima », vorrei aggiungere, ancor inesplicita e bisognevole di chiarificazione). In qual senso l'essere e il pensiero formano una cosa sola, è quanto dobbiamo chiarire nei paragrafi seguenti, sulla scorta specialmente della opera « L'Io e la ragione». ( I) Di tale partecipazione si fa testimone anche il Cartesio, dichiarando - in occa• sione della seconda prova dell'esistenza di Dio, nel « Discorso sul Metodo », - di servirsi di alcuni termini scolastici, a proposito dell'Essere perfetto (perfertionis c11i111par1icep1eram).
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