L'IO E LA RAGIONE NELL'UMANESIMO CRISTIANO Il nuovo libro di A. Guzzo, L'Io e la ragione, che costituisce la prima parte edita di un'ampia opera in corso di preparazione su « L'uomo », viene a inserirsi - fra il più generale interesse delle persone colte - nel quadro dell'umanesimo cristiano. Collocare un pensatore nel disegno della filosofia cristiana non significa però attribuirgli un'etichetta confessionale, ma semplicemente porlo in una tipica forma di civiltà: e perciò estenderne l'interesse al di fuori così delle particolari scuole teologiche come di quella ristretta cerchia di specialisti, onde la tecnica filosofica può dirsi « paucis contenta iudicibus »: significa rintracciarne, nel pensiero, l'esponente che lo eleva ad una dignità di vita speculativa - che non può non essere naturaliter christiana -, senza escludere quei suggerimenti della rivelazione che sono via, per l'intelletto, a ritrovare ciò che deve essere compreso (al « fides quaerens intellectum » di Sant' Anselmo e di Sant' Agostino corrisponde I'<< inteJlectus quaerens inteJlectum per /idem » di Maine de Biran): così da realizzare secondo il Gilson - « l'effort de la vérité crue, pour se transformer en vérité sue ». Né dalla definizione che il Gilson dà della filosofia cristiana («ogni filosofia che, pur distinguendo formalmente i due ordini, considera la rivelazione cristiana come un ausiliario indispensabile della ragione ») si discosta per nulla l'osservazione del Guzzo, nella prefazione alla « Somma teologica» da lui presentata al pubblico, in passi scelti, nel 1938: il credente « non può non trovare nella propria fede una guida coerente, la quale lo fa camminare tanto più direttamente, quanto più nitida gli anticipa la visione della meta ». Il Cristianesimo, dunque, come forma di civiltà, costituisce la temperie in cui la filosofia ha tratto così gran parte delle sue ispirazioni (da San Paolo ad oggi), pur conservando tutta e intera la sua indipendenza; la temperie in cui il pensiero allarga i suoi interessi speculativi fino a farli coincidere con gli interessi della civiltà stessa onde ha nome, pur conservando il carattere teoretico e spassionatamente obiettivo, che è proprio di ogni filosofia. Ancor qui non è questione di primato ma di armonia fra fede e ragione.
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