CARLO MAZZANTINI La contraddizione esplode Poi -al massimo grado ( se si concede il termine bellico, a un uomo così pacifico come io sono ....) quando si tratta di Dio. Questo non è per lo Wh. Atto Supremo, che Possa comunicare ogni minore attualità; ma d'altro canto è pure un'attualità iniziale, che condiziona ogni altra, e in certo senso incoativamente la precontiene. Né vale il dire (come dice espressamente, in questo e in altri casi analoghi, lo Wh.) che ambedue le affermazioni sono vere, sotto diversi punti di vista. Giacché i due punti di vista, così come li pensa e li formula lo Wh., finiscono per essere proprio radicalmente, non solo parzialmente e relativamente, contradittori. Da una parte l'attualità nuova, in quello che ha di nuovo, o almeno in una parte di questo, non può per n11/la esser contenuta nella causa. Dall'altra parte è tutta intera in questa, in un certo modo incoativo, contenuta. Quest'ultima affermazione è fatta sul fondamento del principio di causalità. Ma quest'ultimo esige la precontenenza piena (in un modo eminente bensì, ma non soltanto incoativo) in una qualche Causa suprema, cosmica o supercos01ica: supercosmica, infine, in quanto si riconosce che qualsiasi causa cosmica sotto qualche aspetto è soltanto incoativa. Una tal Causa supercosmica è quel Dio come Atto Puro, pienezza di Essere ( e perciò anche di Pensiero cosciente), che è escluso dallo Wh. • XIII . Ed ora avviamoci alla conclusione. ln questa « filosofia dell'organismo» (come lo Wh. ama chiamare la .sua propria dottrina), due sono a mio avviso le verità preziosissime, già precedentemente accennate, sommamente istruttive e suggesti,ve,. che è giusto e bello non solo tener sempre ben presenti, ma accentuare e far sempre meglio fruttificare. L'una è questa: che la Totalità (l'intrascendibile Totalità ....) è tutta in certo senso, sempre e dovunque, presente; che noi la cogliamo consapevolmente in un nostro sentire, che è in certo senso noi stessi; sentire che non è il prodotto, ma il presu PPoSto e la radice profonda della nostra consapevolezza; sentire individuale, finito, per così gran parte imperfetto, radicalmente contingente, eppure nei suoi stessi limiti gloriosamente in possesso, come esistente spirituale, della infinita intrascendibile Totalità (non solo teso verso di essa, in una mera indigenza << esistenzialistica» ....). Non la Totalità originaria, esplicitamente in atto, troviamo (è vero) in noi; ma la Totalità in certo modo discesa e circoscritta (e pur così concentrata e presente) nei limiti del nostro atto finito. Questa è la nostra condizione « creaturale ». E che questo sia il processo della nostra genesi, che in noi continuamente si rinnova, è anche in certo senso vero, e pro-
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