LA FILOSOFIA DI ALFRED NORTH WHITEHEAD VIII. Se io vedo il sole, quello che vedo è proprio il sole, non solo la mia rappresentazione (che pur vedo anche, e su cui posso riflettere) del sole. Come potrei infatti, altrimenti, anche soltanto supporre che ci sia qualche cosa in sé, di là dalla mia rappresentazione? Perché mai, anzi, dovrei pen· sare che questa mia sia una «rappresentazione», che rimanda a una « realtà » ulteriore, anziché pensarla come una « presentazione », che è in se stessa la realtà senz'altro, e non rimanda a nulla di là da sé? Se il Berkeley (che questo afferma, appunto) avesse ragione, tutti sarebbero stati sempre berkeleyani, e il Berkeley non avrebbe avuto nessuno contro cui polemizzare .... Siccome però appunto, invece, la rappresentazione fa apparire la cosa in sé, come da lei distinta, essa fa (non appena, almeno, si rifletta) apparir se stessa come una rappresentazione, e non come la realtà senz'altro. Per quanto riguarda poi la figura circolare, o approssimativamente cir· colare, del disco del sole, anch'essa, questa figura, questa struttura geometrica, mi si fa presente come è « in sé», appunto perché mi è presente come io me la raffiguro ( 1). Il raffigurare infatti non sarebbe affatto un « raffigurare », e non potrebbe neppure essere supposto tale, se non raffigurasse, appunto - almeno in parte - quello che è « in sé», così com'è in sé, di fronte a questo « manifestato » configurandosi come una « ma· nifestazione ». In questo caso, però, c'è da osservare ancora questo: che la circolarità, pur manifestandosi come presente (per approssimazione, almeno; presenza di «partecipazione», avrebbe detto Platone; presenza di forma - accfdentale - « individualizzata >>o particolarizzata nella materia, avrebbe detto Aristotele), nel disco solare individuale e visibile, non è essa stessa, propriamente, né individuale né visibile. Si manifesta, evidentemente, come una struttura comunicabile a infiniti individui possibili, ma in nessuno di essi, e in nessuna serie di essi, circoscrivibile; - come una« essenza ideale>>,che può venir considerata indipendentemente da qualsiasi sua realizzazione, e come idealmente antecedente a tutte le sue realizzazioni, come una « possibilità » universale. Così considerata, non si può pensare che cominci, che muti, che finisca; è « eterna » perché è « necessaria ». Ma se vengo a considerare l'esistenza effettiva del sole, in rapporto di opposizione con la possibilità sua stessa, e di ogni sua proprietà (compresa la sopra accennata figura circolare) mi trovo innanzi alla presenza evidente di strutture intelligibili molto più radicalmente necessarie, universali ed eterne: i modi fondamentali di tutto quanto è, o pr1òessere. Si tratta delle (1) Questa precisa formulazione (e specialmente l'introduzione del termine «appunto», per segnare il passaggio), è mia; ma ritengo fermamente di rimaner fedele, così, allo spirito del realismo diretto, scolastico e neoscolastico.
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