CARLO MAZZANTINI rità. Voglio alludere all'evidenza - sempre problematizzantesi, ma sempre riaffermantesi nel suo stesso mistero evidente - della realtà spirituale: ali' evidenza, dunque, della tradizione metafisica spiritualistica, che nel più alto Ellenismo e nel Cristianesimo Cattolico ebbe le sue due, storicamente salienti, tipiche e connesse manifestazioni. Ed è molto importante che tra queste voci non manchino quelle di alcuni fra i più autorevoli rappresentanti di quel mondo anglo-sassone, che della suddetta tradizione ellenicocristiana è certamente, oggi, uno dei più validi difensori. Vorrei appunto che, attraverso a questo mio articolo, ai lettori dei Quademi di Roma arrivasse una delle suddette voci, in un'interpretazione che è diretta a metterne in speciale rilievo gli aspetti più « romanticamente », sì, ma altresì ( e specialmente ....) più « spiritualisticamente » interessanti e suggestivi: la voce del filosofo inglese ALFREDONoRTHWHITEHEAD, il quale nella seconda parte della sua vita, che fu anche quella più specialmente e professionalmente dedicata agli studi e all'insegnamento filosofico, esercitò un largo e profondo influsso anche nell'America del Nord (1). II. Mi sembra già, però, di scorgere il ghigno sardonico di qualche neopositivista demier cri; mi sembra già di udire il suo freddo, dissolvente, acutissimo e stoltissimo (mi si passi il termine, che cercherò subito spiegare ....), ossessionante interrogare a colpi di ascia (bisogna « spaccare » i discorsi, sentivo recentemente dire da un neopositivista in auge nei circoli « metodologici »....): che « senso » hanno - -mi sembra sentirlo a dire - codeste tue solenni parole: « romanticismo », « infinito », « totalità >>, « realtà spirituale», ecc.? - Interrogare legittimo, questo, nella sua acutezza, in quanto si sforza di fare emergere a piena chiarezza i presupposti oscuri ed impliciti, e così spesso confusi e torbidi, del discorso umano; - interrogare tracotante, però, e stoltamente disumano, in quanto pretende negare ogni profondità intuitiva, ogni significato virtuale latente (che invece non manca mai) nei discorsi che intende sottoporre a critica; e così infine svuota di senso qualsiasi discorso (ben compreso, naturalmente ma contradittoriamente, il suo proprio ....), riducendolo a una mera combinazione di certi segni puramente convenzionali, secondo certe regole anch'esse puramente convenzionali .... Su che cosa mai si potrà «convenire», se mai nessuna «cosa», nessun quid, nessun « oggetto intelligibile » può es6ere intuitivamente afferrato, e comunicato? Questo dico non per abbozzare una confutazione in forma ( che non ( I) Qualche notizia, sulla vita e gli scritti dello Wh., darò in calce a questo mio studio. Citerò qualche volta l'opera principale, Proce,s and Reality (Cambridge University Press, 1929), abbreviando così: Pr. Real.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==