Quaderni di Roma - anno II - n. 3-4 - mag.-ago. 1948

NOTE DI CRONACA Resta, quindi, non so se libero al vento vivificatore dell 'arte o inutilmente teso nel vuoto inaccessibile alle forze degli uomini, il nuovo vessillo: l'astrattismo, con coloro che indubbiamente devono esserne rico nosciuti padri legittimi : Picasso e Klee. Picasso: una sala ne ospita ventidue opere; ma perché q11e/le opere? perché rappresentarlo così incompleto? e i suoi quadri cubisti (Donne sulla spiaggia, ecc.)? e la sua produzione del 20-25? il suo così detto neoclassici smo? çome si può conoscere Picasso senza poter vedere (sia detto senza ombra di malignità) il suo camaleontismo? Viene il sospetto che qui a Venezia si sia voluto far conoscere al profano un Picasso « ad usum delfini » e cioè presentarlo come un grande nome capace di avallare l'astrattismo nostrano. Se così è stato, diciamolo pure, si è operato capziosamente; e, una volta di più, si è violata la storia della veri tà. Klee: se ne è tanto parlato, in questi ultimi anni, e in modo così pensoso e misterioso, da circonfondere il nome d'un alone mistico, quasi si trattasse d'un tesoro nascosto. Si è creata, intorno a questo pittore, una fama convenzionale, d i quel sapore caratteristico delle cose che non si conoscono, e che , a dirne male, si fa una figura meschina. Ed ecco, a Venezia, intervenire - credo - un regista, un vero regista, di quelli che sanno « creare atmosfere surreali » ( la frase è di prammatica in certa critica estemporanea) per preparare la sua sala. Che era un'abside chiusa, intima, ovattata di luce soffusa, dove i quadri erano incas tonati in paretine di flanella bianco-avorio, disposte studiosamente una per una, come se, a cambiar d'un infinitesimo la loro posizione e cioè l'angolo visuale del quadro che og nuna con- tiene, l'incanto si fosse dovuto rompere. Atmosfera di solenn ità e di fragilità insieme: crepuscolarismo sensuale, raffinatezza viziosa, preziosità c ontrollatissima. Roba da iniziati, insomma; e da iniziati cui conviene trattenere il respiro e camminare in punta di piedi. Chi mai, dal mitico Flode in poi, meritò t anto apparato? E ancora: siamo nel 1948 o al tempo del più decadente crepuscola rismo, dato che qui si è esaltato il culto dell'« atmosfera» come mai - certamente mai - s'è fatto in una mostra di pittura? - E i quadri di Klee? Quasi si dimentica di guardarli. Ogn uno sa, ormai, che cosa sono; cose sq11isile. Colori elegantissimi, accostamenti veramente magici di sfumature e di vibrazioni. Trionfo d'una sensibilità esaspera ta e certamente espressa compiutamente. Ma che non significa altro che la po1e11za della raffinatezza, della sensibilità, della magia; in astratto, allo stato puro, senza alcun legame, alcun richiamo; parole isolate, pronunciate con la voce più soave. E basta. Non si offenda alcuno: Ermete Novelli riusciva a far piangere vere lagrime recitando la lista delle vivande; Rossini diceva di poter comporre vera musica face ndo cantare la nota della lavandaia. Klee commuove mettendo insieme la mareria pittorica in sé, senza un minimo di « pretesto », libero da qualunque umanità; righe, rettangoli allineati, triangoli sfumati l'un sopra l'altro. Così, quando si esce dall'abside-santuario, effettivamente si è scossi, dentro, sinceramente: ma appena appena dalla porta socchiusa si vedono alberi veri sfrondanti sulla laguna di madreperla, che più che vederla la s i indovina lì a due passi, si ha l'impressione che quella commozione fosse dovuta a una droga, a qualcosa d'innaturale. E si fa di tutto per respirare a pieni polmo ni. Per Picasso, o almeno per quel Picasso che la Biennale ci ha fatto conoscere, la sensazione sarebbe la stessa, forse, se l'enigmatico (ma n on tanto) pittore non fosse già stato noto. Tanto che difficilmente accade, ora, d i commuoversi di fronte alle sue figure con due nasi e tanto meno davanti alla « Pesca notturna ad Antibes » che molti critici, in vena di scoprire l'ingenuità (che è poi la più infida malizia degli scaltri) hanno esaltato. Poveri nostri - questi sì - ingenui astrattisti! Han sentit o urgere il bisogno

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