Quaderni di Roma - anno II - n. 3-4 - mag.-ago. 1948

NOTE DI CRONACA 315 metafisica (tanto clamorosamente che ha intentato causa alla Biennale per avere esposto opere che, secondo lui, falsano la sua personalità); Morandi, poi, - lo hanno ormai riconosciuto tutti - è del tutto estraneo alla metafisica, nonostante i pochi quadri esposti a Venezia : giacché, se in questi affiora qualche adesione alla poetica allora di moda, il fatto rimane del tutto esteriore, e in ogni caso sommerso da quello stile che, in quegli anni, non percorse che una tappa del cammino assiduo e coerentissimo in cui si concreta il nostro maggior pittore vivente. Dunque, proprio i tre campioni della metafisica, che dovrebbero essere i tre padri dei modernissimi pittori, rinnegarono quel momento della loro arte; e perciò escludono quella giustificazione storica che affannosamente la Biennale ha voluto rintracciare a favore del Fronte nuovo dell'arte. E poi: non è forse arbitrario dichiarare sic et simpliciter che dalla pittura di ieri non è nato nulla che abbia diritto ,di vita, fuori dell'astrattismo? E Tosi, e i nominati De Pisis e Campigli, e Salietti e Saetti e Pirandello? E non è forse errata questa impostazione classificatoria della Biennale: Novecento da una parte, Fronte dall'altra? non era almeno più ortodosso, volendo far della storia, presentare completamente, accanto al Fronte, le maggiori personalità che fino a ieri (almeno) tenevan lo campo non foss'altro nella comune opinione) Questo atteggiamento, ognuno lo ha visto, ha avuto un sapore fazioso: sembra che si sia evocato, come incombente suU'arte di ieri, un clima politico oggi sanguinosamente abbattuto; t per infierire sul nemico sconfitto si è voluto uccidere tutta una temperie artistica, che, si badi bene, si affermò, in quanto arte e quando fu arte, esattamente all'ir:- fuori di ogni organizzazione sindacale o imposizione (assurda per definizione) gerarchica. Che cosa mai, per esempio, poté il ritardatario salon di Margherita Sarfatti sul gusto e sulla personalità ,di un Tosi, di un Carrà, di un Morandi, di un Manzù? e che cosa mai rappresenta nella storia dell'ultima arte tedesca il bolso e urtante verismo dei pittori che ebbero diritto di cittadinanza nel terzo Reich degli ultimi anni o l'imposizione hitleriana di spegnere sotto i tetti aguzzi pretensiosamente tradizionali le forme architettoniche discendenti da un Gropius, da un Mendelsohn o da un Behrens? Episodi, anzi aneddoti, questi, più o meno piacevoli, di una narrazione giornalistica che diviene sempre più di bassa lega, ma che mai e poi mai saranno inclusi nella storia del!' arte. In conclusione, dobbiamo dir chiaro che ci è apparsa inopportuna l"impo• stazione polemica ed erronea l'impostazione storica, affidata più alle categorie del gusto (e ad alcune soltanto) che non alle personalità degli artisti. Di qui il disorientamento del visitatore che non ha potuto rendersi conto del perché tanta produzione artistica degli ultimi decenni sia stata esclusa dalla mostra; né ha potuto capire perché gli artisti che recentissimamente erano fra i più celebrati siano stati non dirò esclusi dalla Biennale, ma parzialmente e male rappresentati: il che, ovviamente, è peggio. Vedere, per esempio, Tosi con pochissimi quadri, Morandi artificiosamente scisso fra i quadri cosidetti metafisici e pochi altri, lontani dai primi e lasciati naufragare nel mare magnum dei mille e mille espositori; dover cercare a fatica un briciolo di Pirandello seminascosto in una saletta secondaria, e cento altre mutilazioni e obliterazioni intenzionali, tutto ciò ha generato disagio e incomprensibilità. Falsata la storia in omaggio alla polemica, la Biennale ha pronunciato la propria condanna nell'ostentare, direi, l'aderenza a un partito artistico. Ma conviene cercare il buono dov'è; e profittarne con la gratitudine che, suUe nostre labbra che hanno esplicitamente formulato i biasimi, non può non avere accento sincero.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==