NOTE DI CRONACA 3rr è vero, la rappresentazione sconfinata dell'immaginazione e della vita interiore, vivente per il suo misterioso nascere, formarsi e connettersi, ma anche qu ello di rendere quella rappresentazione assolutamente incomunicabile. Questa legitti mità di parlare e di inventare ogni lingua, questa violazione di ciò che accomuna gli uomini tra loro e al loro mondo, ha spezzato ogni coerenza e, diciamo pur subito, ha re so impossibile, su un piano logico, determinare dove finisca la sincerità, e anche dove finisca l'arbitrio (concediamolo pure, l'arbitrio!) e dove cominci l'artificio a freddo, se non, piutrosto, l'inganno. Sul filo teso del ragionamento, insomma, è impossibile ormai condannare o lodare: e dunque è impossibile partecipare alle mo derne mani- festazioni dell'arte. La conclusione, si può facilmente obbiettare, è paradossale o, per lo meno, affrettata. Il vero. C'è, infatti, dell'altro. Ma si confronti - per ora - quel che s'è detto con gli argomenti di fatto, e cioè con le opere che ne sostengono l'esposizione: argomenti, per vero , ben trasparenti. Dopo gli impressionisti, Seurat per i « pointillistes » (ma perché non portare a Venezia anche qualche Previati ?), Braque per i cubisti « oggettivi », certo Picasso per gli altri cubisti; al seguito di Gauguin come « colorista assoluto », s i ponga Matisse (purtroppo non presente alla Biennale) come assertore di quell'altr a uguale ed opposta esasperata « poetica » del colore; e poi si veda De Chirico « metafisico». Si pensi quindi agli aspetti tragici di quell'ansia di evasione violenta - pensata, meditata - dal mondo della nostra vita, quella fuga quasi atterrita da se stessi, quello spavento di perdere il più vero se stesso se per poco ci si dimostrasse attenti o sensibili a qualsiasi momento o atto della nostra vita che non coincida esattamente col fatto del dipingere; e si concluda, quindi, che tutta questa travagliata età artistica - e sono evidenti i rapporti di questi fatti con altri atteggiamenti del pensie ro contemporaneo - sembra potersi racchiudere in questo: il prendere alla lettera (e perciò sulla scorta d'una formulazione concettuale) l'identità arte-i ndividualità. Prendere alla lettera, si è detto, e perciò far precedere al fatto artistico un atto di volontà, una espressione di convincimento, cui adeguare lo stesso fatto artistico; o, in altre parole, una sconcertante inversione di valori, per cui il programma e il sistema, la scuola e (perfino) lo «stile» dominano e, perciò - contra ddizione - condizionano l'atto creativo. Che di fatto tutta questa distruttrice vicenda non abbia impedito l'avve nto di autentiche opere d'arte è questione diversa, poiché di fronte a un'opera d 'arte cadono tutti gli elaborati teorici; ma la Biennale, presentandoci, per esemp io, non già De Chirico e Morandi pittori, ma De Chirico e Morandi nel loro periodo « metafisico», ci obbliga a seguire più il cammino delle idee che non que llo dell'arte. E ancora il F/'011/e 1111ovo dell'arte, cui non si connettono le maggiori «personali» di artisti morti e vivi; e quella sala di Picasso dove l'artista è presentato con studiata parzialità, e cioè soltanto attra\'erso le opere che s'attaglian o alla corrente astrattista; l'aver accolto la collezione Guggenheim che, come o gnuno sa, è composta unicamente di cubismo, di surrealismo e d'astrattismo; tutto ci ò ci obbliga, ripetiamo, a seguire l'itinerario ideale che conduce al problema più vivo: quello dell'arte oggi più sbandierata, che si propone come emblema di tutta la nostra vivente umanità, di tutto il nostro essere, della quale si vuol fare un simbolo che superi l'arte stessa per a~surgcre a espressione della nostra socialità e della nostra etica; tanto che la si è voluta proporre come argomento polemico, come vittoria sull'arte, dichiarata morta, del «Novecento», come effetto della liberazio ne dal ventennio d'oppressione. Le «personali», retrospettive o no, come pure gli innumerevoli artisti r appresentati con un'opera sola o con uno sparuto gruppo di quadri si prestan o a discorsi che, in fondo, potrebbero pur tenersi fuori della Bieno.ile e in altra occasione; e
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==