NOTE DI CRONACA pressionismo ecco profilarsi, per esempio, il neoimpressionismo, l'espressionismo, il cubismo : a dir queste parole, così, nude e crude, sembra di nominare altrettante accademie. Sembra paradossale associare il termine « accademia » a quei nomi : eppure, se fatti di qualunque natura determinano intitolazioni astratte, e specialmente, come è avvenuto nel nostro tempo, gli artisti stessi favoriscono il consolidamento di tale terminologia mediante man_ifesti o simili, parlar d' acndemismo in senso lato, ovvero di programmi soverchianti la libertà dei singoli, è almeno conseguente. Il tempo passò rapidissimo sulla Francia pittorica. E s~ direbbe che l'impressionismo ebbe un potere frantumatore catastrofico. Prima di tutto proclamò il diritto a vedere, senza alcuna preoccupazione di sapere che cosa fosse ciò che si vedeva; per esempio: ho davanti a me un albero : se io so che questo è un albero non potrò fare a meno di pensare il tronco come qualcosa di cilindrico, le foglie come superfici piatte e verdi e innervate da uno scheletro consistente; e perciò mi sforzerò di dare al tronco la forma cilindrica, alle foglie la leggerezza d' altrettante superfici. Ma se io mi limito a vedere J' albero e perciò accetto le sue reali e presenti condizioni di visibilità; se, poniamo, il sole batte così forte sulle foglie da render queste abbaglianti a tal punto da non lasciarmi percepire esattamente non dirò le nervature ma neppure la loro forma (son ridotte ad. altrettanti sorgenti di luce) e se per giunta la luce si riflette così fortementd da assorbire totalmente o quasi il mio potere visivo, sì da vietarmi la percezione del tronco rimasto in ombra, io dipingerò, in luogo delle foglie una quantità indefinita di macchie luminose e in luogo del tronco, se pur lo dipingerò, un segno di colore cupo (non nero, certamente; poiché il nero sarebbe la negazione della luce e perciò significherebbe l'impossibilità di vedere). Ne risulta un albero, indubbiamente; ma, più propriamente, la veduta di quell'albero in quelle particolari condizioni di luce e subordinatamente alla mia possibilità ottica di percepire alcuni elementi o meglio alcune qualità, puramente occasionali, di quegli elem<:nti.Con questo ho realizzato una pura veduta dell'oggetto, trascurando tutto quello che di quell'oggetto stesso non appariva - materialmene - in quel determinato momento, e cioè tutto quello che io non vedo ma suppongo - perché so - di quel- ]'albero ( rotondità del tronco, forma delle foglie ecc.) e avrò fatto una pittura di puro colore, trasmesso ai miei occhi per il veicolo più naturale, la luce. fosizione, questa, evidentemente legittima; che avrà per risultato l'abolizione del disegno, l'istantaneità della visione, e anche la testimonianza fedelissima di me stesso che vedevo, giacché soltanto io so che quell'albero, in quel momento, aveva quell'aspetto. Onde è immediato il mio diritto di proclamare vera la rappresentazione di quell'albero, senza possibilità di controllo o di testimonianza altrui e tanto meno di repliche; e cioè quell'oggetto in quel determinato istante risiede ormai per sempre in me che lo vidi e soltanto in me. E così la mera oggettività dell'esperienza si identifica con la mera soggettività, pur continuando a essere necessaria la dualità oggetto-soggetto. E la visione si chiamerà impressione. (L'equivoco, su un piano ideologico, è evidente: il trasferimento totale dell'oggetto nel soggetto, o meglio la loro identificazione assoluta; ma come fatto artistico, l'equivoco, il sofisma, l'asserto capzioso non sussistono. Ma, tant'è, il mal seme era gettato; ed è impossibile, non appena avvenga la consapevolezza, non compiacersi di esaltare la propria assoluta individualità). Tutto questo, come si sa, fu una grande « scoperta »; che suscitò varietà d'entusiastiche ricerche. L'essenziale di quella singolare visione fu creduto, per esempio, consistere nella pura meccanica visiva, e si scompose il colore nei suoi fattori elementari, auspice la scienza, allora di moda : e vennero i « pointillistes » o « confettistes », che degenerarono nei divisionisti. Oppure quell'essenza della visione fu creduta tutta nella cosa veduta, come puro oggetto, quasi estraneo al fatto ottico; perciò si esaltò il modello per la sua forma
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