Quaderni di Roma - anno II - n. 3-4 - mag.-ago. 1948

308 NOTE DI CRONACA di esser semplicemente tali e cioè supremamente individui, personalità; e che, anzi, favorl altre scuole, altri, se si vuole, sistemi, come l'espressionismo (Van-Gogh) il cubismo (Cézanne, che arrivò perfino a detronizzare il colore e il plein-air) e il divisionismo (Seurat). La tecnica, si sa, è altra cosa : e passivamente, come doveva, si trasmise e dura anche oggi (trasformandosi, s'intende, in diversi linguaggi). La breve ma intensissima storia artistica che si legge nel padiglione intitolato sommariamente (sommarietà, abbiam detto, altamente significativa) agl'impressionisti, ci offre dunque questa lezione : che quel « movimento » fu un puro e semplice fatto d'arte, simile a tutti gli altri « fatti » che apprendiamo, per esempio, da una galleria di primitivi o da una sala degli Uffizi o dalla Cappella Sistina. Le scorie polemiche non ingombrano più, specialmente se si pensa che, Il accanto, c'era la giustificazione storica di cinquanta opere di Turner. Peccato che non ci fosse anche una bella serie di Goya. Una parentesi: era tempo che in Italia si rendesse possibile la diretta conoscenza d'un periodo di storia artistica così importante. C.he la lezione sia appresa, oggi, o no, dato specialmente lo scopo palese di questo padiglione (che sembra, qui alla Biennale, esser quello di giustificare le ultime nostrane espressioni figurative) è altra questione. L'importante è aver potuto «vedere» Manet, Monet, Van-Gogh, C.ézanne ecc. Troppo poco era, per la nostra cultura, quella visitina che Cézanne e Matisse fecero a Roma nel 1914, in opposizione al già traballante futurismo, anche se i « Pesci rossi » di Matisse intitolarono una memorabile rivista di Emilio Cecchi. Da allora, se non erro, quei maestri francesi non vennero più qui da noi, se non attraverso sette quadri, sequestrati per ragioni belliche, che sostarono segretamente a Villa Borghese e che, con la compiacenza del più lodevole contrabbando, il compianto e amatissimo De Rinaldis, che ne era il custode, mostrò, infaticabile illustratore, a tutti. Perciò, non ci fosse stato altro, la XXIV Biennale veneziana rimarrà memorabile, col merito incondizionato di questo padiglione, proposto sagacemente da Roberto Longhi. E oggi sono ancor più accese le speranze di vedere da noi, sia pure di passaggio - un Manet più completo, con l'Olimpia e l'altra Serve,ue de borks, un Cézanne con almeno qualcuna delle tante vedute dell'Estaque, un Van-Gogh più ricco. Ma queste son considerazioni latecali. La Biennale è un itinerario per l'arte d'oggi; e non abbiam tempo di fermarci sia pur là dove la sosta sarebbe quanto mai gradita. Eppure, da quella grande arte che va da Monet a Cézanne nacquero conseguenze sorprendenti, che contraddissero le loro origini stesse. L'impressionismo fu un'affermazione di libertà, innegabilmente legittima giacché si tradusse tutta in arte, senza lasciar sedimenti; ma ipso facto quella magica parola - libertà - si trasferì in altri campi, e divenne quasi un incubo: niente di peggio che dover esser liberi, e cioè fare della libertà un programma, un fatto contemplato dall'esterno; se per caso io scopro che, scrivendo, adopero alfabeto e parole non inventate da me e che perciò io soggiaccio a qual cosa che mi è estraneo, e in ciò sento una diminuzione di libertà, che cosa mai potrò fare? non certo smetter di scrivere, che anche questo sarebbe una negazione, ma piuttosto darmi dattorno per inventare nuove parole e nuovo alfabeto; ma dopo poco m'accorgerò di essere vincolato a mc stesso, o meglio a ciò che non ora ma qualche momento fa ho inventato, e perciò mi sento schiavo della memoria .... Niente di più grottesco. I fatti, poi, come si diceva, contraddissero in pieno le premesse: dopo l'im-

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