Quaderni di Roma - anno II - n. 3-4 - mag.-ago. 1948

NOTE DI CRONACA assertrice, integralmente, della personalità umana, e che perciò sia arte purificata e purificante; diciamo pure il vecchio termine: catartica. A scanso d'equivoci : l'arte è sempre pura,· ma in quanto purifica; cioè è pura al suo punto d'arrivo, quando si attua; ma in quanto prodotto dello spirito umano trascina con sé, implicandolo e poi esplicandolo, tutto il mondo dell'uomo. Che le contraddizioni abbondino, presso gli stessi artisti e gli stessi estensori di manifesti, non deve stupire e tanto meno scandalizzare: se gli artisti non fossero estremisti e perciò destinati a contraddirsi, dato che non è possibile permanere in posizioni troppo tese, non sarebbero artisti; e identicamente se il !oro ragionare non fosse superato dal loro fare. Sarebbe opera da Beckmesser affannarsi a «marcare» gli errori: meglio osservare, e, quando si può, godere i fatti. Per esempio; mai come oggi l'arte è stata inquin2ta da fatti estrinseci, sopratutto intrusioni d'ideologie politico-sociali; eppure mai come oggi gli artisti han gridato contro la natura, l'esperienza, la memoria, tutto, insomma, ciò che è del mondo, in nome dell'arte pura; mai come oggi si impreca contro l'ingerenza della morale in arte, eppure mai come oggi si parla dell'arte come fatto etico. Ma questo, ripeto, è l'attrito indispensabile a render caldo il movimento degli uomini che, quando possono, si presentano a loro stessi e a noi in qualità di artisti. E di calore, in questi ultimi ottantanni di storia dell'arte, ce ne· è stato a scialo. Tanto per cominciare: quandd apparvero sulla ribalta dei Salom, a incassare dileggi e disprezzo, gl'impressionisti, la battaglia fu violenta. Ma era ben circoscritta: il campo era esclusivamente artistico, e perciò non nuovo: si trattava sempre di dqe modi di vedere cui corrispondevano, univocamente, due modi d'esprimere. Da una parte i pittori (giacché la lotta fu bandita esclusivamente da pittori) che pensavano a! « far bene» e cioè a obbedire a canoni concernenti l'esecuzione (insegnamento dei maestri, circoscrizione del dominio artistico alla cultura trasmessa e da trasmettere, modelli tratti dai musei e inscatolati negli stu<li); dall'altra pit,ori che si perdevano nella contemplazione della natura, della luce, dell'acqua; e contro la tecnica che aveva ridotto it gioco delle ombre a un espediente di resa formale ci fu la scoperta che l'ombra non esiste pittoricamente, o almeno non è una necessità per l'evidenza plastiq; non è la negazione della luce ( e luce e ombra, connesse nell' accademistico chiaroscuro, erano quindi una complementarità artificiosa) ma né più né meno d'un colore; e che il colore è l'unico tramite tra il mondo reale e la vista ed è quindi ciò che rende percepibile il significato umano della luce, articolandola in infiniti e infinitamente instabili aspetti. Da una parte c'era il Japere, dall'altro il vedere; a destra, si direbbe oggi, la cultura che ciascuno porta con sé; a sinistra la libera scelta (e però l'improvvisazione) d'un frammento di realtà, che raramente, come per prodigio, si riesce a far propria; onde l"artista trasfigurava d'un tratto un elemento reale oggettivo, sperimentabile in mille modi, in un elemento lirico, soggettivo e perciò sperimentabile in un modo solo. Alla conoscenza concettuale, cioè, si sostituì l'impressione; e, .ripensando tutto ciò, parve che a un'aristocrazia si sostituisse una borghesia, ai ricchi possessori di libri, studi, modelli e antenati, un branco di poveri che s'eran scelti come dimora una barca o l'angolo d'un prato e come strumenti del mestiere gli occhi, gli occhi che devono essere uguali per tutti. Tutto si capovolse, dal soggetto alla tecnica, dal gusto alla cultura, che, da storica, s'avviava a diventare Jàentif ica, da sistematica frammentaria. Ma il combattimento fu leale: furono i rivoluzionari stessi a offrire le armi ai reazionari, giacché fu proprio Monet, col titolo d'un suo quadro, esposto dal 15 aprile al 17 maggio del 1874 presso il fotografo _Nadar, a offrire il termine che divenne come una bandiera, prima di combattimento e poi di trionfo: il quadro s'intitolava lmpreuion, Solei/ /eva11t; e il giornalista leroi credette di schernire Mo net e i suoi chiamandoli « impressionistes ».

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