Quaderni di Roma - anno II - n. 3-4 - mag.-ago. 1948

298 NOTE DI CRONACA giorno, è rallentata dall'ostruzionismo delle minoranze. La ricostruzione, le riforme che il Paese attende incontrano così la resistenza attiva degli oppositori e quella passiva di ambienti che non vorrebbero innovazioni troppo profonde. D'altra parte i problemi da risolvere sono talmente gravi e complicati che l'azione legislativa deve imporsi il grndualismo e la prudenza che sono indispensabili per evitare disastrose improvvisazioni. Ma, nello stato di disagio in cui versa la maggioranza degli italiani, è spiegabile che non pochi siano impazienti e che altri siano delusi : ognuno è portato a vedere le sue esigenze immediate né è troppo incline a considerare quelle comuni. Di qui un senso di malcontento e, perché no?, di delusione, che peraltro come dimostrano le elezioni amministrative avvenute in alcune città, non è così vasto e profondo come pretendono i socialcomunisti. Sono stati d'animo reali che spiegano le discussioni in seno ai partiti della maggioranza le quali peraltro non vanno sopravalutate. Nel campo sindacale si è giunti alla rottura : il monopolio comunista sulla C.G.I.L. non poteva conciliarsi con una sana politica del lavoro, fondata cioè sugli interessi obiettivi dei lavoratori. La secessione della corrente cristiana, la nascita della Libera C.G.I.L. rispondono alla necessità di scuotere l'asservimento del sindacalismo alla politica; l)la non occorre dire che questo tentativo di liberazione, attualmente in pieno sviluppo, avrà fortuna solo se il nuovo organismo non cadrà negli stessi errori che hanno determinato la frattura. Il sospetto che la nuova confederazione abbia legami con la D.C. press'a poco come l'altra li ha con il P.C.I. mentre scriviamo non ha del tutto dissipato quelle diffidenze che finora han tenuto lontane dall'ag,one sindacale attivo le maggioranze effettive dei lavoratori italiani. Il male è che in mancanza di una legislazione precisa, le minoranze attiviste decidono per le maggioranze trincerate in un assenteismo che purtroppo fa il giuoco dei più intraprendenti. D'altra parte le altre correnti minoritarie della C.G.I.L. (socialdemocratici e repubblicani) che non hanno voluto seguire la corrente cristiana nella sua decisione, si rendono conto che coabitare in un organismo in prevalenza socialcomunista diviene rapidamente impossibile. Il grave fenomeno della « non cooperazione » creato dalla C.G.I.L. e che in pratica si risolve in un vero e proprio sabotaggio della produzione crea perplessità gravi. E sembrano in gestazione altre iniziative secessioniste che potrebbero condurre 1.d una terza via sindacale analoga a quella che in Francia è rappresentata dalla cosidetta « Force Ouvrière ». L'Italia democratica segue la sua via, con difficoltà e con pena. Non vi sono motivi per abbandonarsi all'ottimismo; ma altrettanto ingiusto sarebbe lasciarsi prendere dal pessimismo e dallo sconforto. Forse non tutti hanno compreso, finora, quali siano state le vere rovine della guerra. La ricostruzione e le riforme, di cui universalmente si parlava e si parla, erano forse considerate risorse retoriche da spendersi con prodigalità in circostanze più o meno elettorali : oggi la realtà si rivela con la sua vera faccia. L'importante è rendersene conto e agire in conseguenza. Q11esta e tutte le altre rro11arhe del jaJcirolo 1ono aggiornale alla metà novembre del 1948.

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