296 NOTE DI CRONACA con esattezza dove sia il fronte. E se lo ignorano i più interessati come potrebbero saperlo i giornalisti? _Laverità è che la situazione appare fluida, per usare un eufemismo purtroppo noto anche a noi. Ma più che gli aspetti militari della crisi cinese interessano quelli politici. Da molte parti ci si chiede che cosa aspettino gli Stati Uniti per intervenire: subito, però, si risponde che il regime del generalissimo non ha trovato in questi anni quel minimo di stabilità e di ordinata amministrazione che sono il primo fondamento di ogni Stato. Gli aiuti 'concessi in passato sarebbero stati dissipati, anche per fini di natura non precisamente pubblica. Inchieste condotte i11 loco da alte personalità americane avrebbero accertato questo djsordine e, d'altra parte, non sarebbero riuscite a promuovere quel compromesso tra nazionalisti e comunisti che a loro giudizio avrebbe restituito alla Cina la pace che da tanti anni, ormai, attende. Nessuno pensa di negare che questi argomenti manchino di valore, anche perché le informazioni che giungono dall'Estremo Oriente sono, come sempre, molto confuse. Ma a queste ragioni è lecito unirne anche altre non valide soltanto per la Cina. Più volte abbiamo notato come la lotta serrata che mette fronte a fronte gli Stati Uniti e l"Unione dei Sovieti non si combatta ad armi pari. La Russia ha alleati fedeli e, quando è necessario, anche soldati, in ogni Paese del mondo. Essa quindi può far leva sul principio giuridico dell'autodecisione, e - occorrendo sull'insurrezione «spontanea» e sulla guerra civile. Che cosa possono opporre gli Stati Uniti? O le armi diplomatiche o un intervento diretto non mascherato da altuna finzione più o meno giuridica, cioè ricorrendo alla guerra. Nella presente situazione mondiale una decisione di tal genere potrebbe avere conseguenze non prevedibili e non limitabili a volontà. D'altronde la condotta politica di Mao Tze Tung appare estremamente abile: egli, a quanto sembra, non dice di combattere per impiantare un regime comunista; ma per liber.are la Cina dalla tirannide di Ciang Kai Scek e per conciliare tutti coloro che desiderano la libertà. :È, in altre parole, la formula ben nota in occidente dei Comitati di Liberazione nazionale che dovrebbe portare ad una collaborazione polipartitica. Noi sappiamo che cosa pensare di queste formule che sono la formulazione, apparentemente inoffensiva, del tipico gradualismo tattico di tutti i partiti comunisti. Tuttavia essa serve per lo meno a salvare le apparenze e nel caso cinese propone almeno a parole quel « compromesso» che gli americani hanno invano richiesto a Ciang Kai Scek. Non è dato di sapere come andranno le cose; si parla, mentre scriviamo, delle possibili dimissioni di Ciang Kai Scek, di consigli di pace che verrebbero dati a Washington. Certo è comunque, che l'avanzata di Mao Tze Tung significa l'espansione del comunismo in Asia. Se ora, pur rimanendo in Asia, ci spostiamo verso occidente, verso I" altro focolare di lotte che è la Palestina, troviamo uno stato di cose più chiaro perché sembra cristallizzarsi sulJa base del1'111i poJiidetis. Gli ebrei considerano definitive le conquiste compiute e gli arabi fanno altrettanto. Ma tra questi ultimi cominciano le discordie : il re di Transgiordania, Abdullah, che passa per uomo legato a fil doppio all'Inghilterra, ha deciso di, annettere i territori palestinesi occupati, suscitando l'indignazione degli altri cinque stati arabi. Se vogliamo semplificare le cose possiamo dire che il gesto, se realizzato « al momento opportuno » - come dice la decisione del Parlamento di Amman - avrebbe la conseguenza di porre la Palestina araba sotto il controllo diretto di uno Stato molto amico all'Inghilterra, lasciando delusi gli arabi nazionalisti e non troppo inclini a ricevere consigli dal di fuori : in particolare l'Egitto e l'Arabia Saudita. E I' 0.N.U.? L' O.N.U. è stato lungamente a guardare come le stelle del
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==