172 ROBERT GIVORD velazione non è tuttavia priva di qualunque aiuto. L'immagine di Cristo nella sua gloria, succedendo allo spettacolo della sua umiliazione, è per noi un potente incoraggiamento che ci dà il senso esatto della gerarchia dei valori cristiani, e ci aiuta a ritrovare il sentimento, così vivo nella Chiesa primitiva, di questo deprezzamento fondamentale delle cose e dei valori del mondo dovuto alla Rivelazione. E in più d'un luogo dell'opera guardiniana noi avvertiamo quanto profondamente l'autore sente e vive la verità delle formule dell'apostolo: « Tutto tengo in conto di spazzatura allo scopo di guadagnarmi Cristo » e « passa la figura di questo mondo » ( 1). L'altezza cristiana che determina la figura di Cristo glorioso, è anche la vetta e il compimento della storia. A questo proposito Guardini rimpiange che i cristiani d'oggi abbiano in parte perduto il senso cristiano della storia, così vivo nei primi cristiani mossi da una ardente spe{anza verso la parusia di Cristo alla fine del mondo (2). E Cristo a dare il suo vero significato a questo immenso svolgersi dei secoli, nel corso del quale le generazioni umane sembrano venire ali' esistenza solo per sparire ben presto nell'assurdità del nulla. Nella misura in cui l'uomo si apre all'appello di Cristo, il mondo finito e la storia non sono respinti o assorbiti dal nulla, ma trasformati e assunti nell'eternità. In un bellissimo testo Guardini ci mostra Cristo glorioso, contefnporaneo di tutti i tempi, che continua ad esercitare senza posa la sua attività di redenzione la quale deve condurre al compimento finale: « Dopo aver compiuto la sua opera, Cristo risuscitato sta adesso al « limite » del mondo, in alto come dentro. E mediatore, e, come tale, limite vivo del mondo. Limite divino e animato - che respira nello Spirito Santo, « respiro di Dio - che assicura il passaggio continuo in ogni senso .... Da questo limite cresce senza sosta il mondo nuovo. Quest'ultimo - « i nuovi cieli e la nuova terra» dell'Apocalisse - non è altro che il mondo visto e vissuto dal credente che realizza egli stesso costantemente in sé, con la fede, la genesi dell'uomo nuovo». (Welt und Person, pp. 78-79). * * * La linfa divina recata da Cristo è normalmente destinata a trasformare ·tutto l'ordine naturale, a ricreare l'uomo a immagine di Dio per ricondurlo alla perfezione originale. Lavoro lento di assimilazione che avrà termine soltanto alla fine del mondo, ma che si realizza lentamente nel corso della storia per virtù dello Spirito venuto nel giorno della Pentecoste. Il cristiano non avrebbe veramente la fede se non credesse nell'efficacia di questa azione (1) Phil., 3, 8 e I Cor., 7, 31. (2) Der Herr, p. 605. In un articolo uscito recentemente Guardini dimostra che Dante ha avuto l'intuizione !hiara del senso eterno della storia, e J'ha tradotta, da poeta visionario, nei simboli meravigliosi della Divina Commedia. Cf. Uebe, das Geuhich1sbew11ut1ein Daniei. S011derdr11rka11sder T.11binge11heologiJthe11Q11.w1a/Jthrif1, 1947.
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