290 NOTE DI CRONACA di ordine generale. Orbene, l'Istituto italiano Doxa per le ricerche sulla pubblica opinione secondo il metodo Gai/up, con un sondaggio di quello che si pensa in Italia del divorzio, fatto nell'aprile scorso, è giunto a questi risultati: 27,7 % favorevoli; 4,1 % indecisi; e ben 68,2 ·% contrari al divorzio (cfr. interessanti dati secondari in Realtà sociale d'oggi, 25 sett. 48, pp. 682-685). Ammettiamo pure che in questi e simili casi operi spesso più il peso di una tradizione religiosa che non la consapevolezza immediata e profonda di una esigenza religiosa e morale, ma non dobbiamo per questo disprezzarla, tanto più se si considera ciò che avviene dove questa tradizione non: è più o quasi più operante. La Francia informi. Abbiamo sott'occhio una Carta religiosa della Francia, dovuta al Boulard ed illustrata (in Nouvelle Revue Théologiq11e, sett.-ott. 1948, p. 835 segg.) da quel geniale cultore di statistica religiosa che è il prof. Le Bras (quanto sarebbe desiderabile ed interessante avere una carta simile per l'Italia e, prima ancora, che se ne preparasse il materiale!) Una quarta parte, all'incirca, del territorio francese si può considerare ancora sostanzialmente cristiano, con una metà circa di praticanti. All'estremo opposto abbiamo paesi di missione, cioè completamente scristianizzati; la maggioranza del territorio appartiene alla categoria mediana, zone cioè religiosamente indifferenti, ma dove la tradizione cristiana non è del tutto estinta; interessante notare qualche zona mista (Alsazia, Cevenne) dove accanto a nuclei protestanti vi sono gruppi di tradizione e vita cattolica. Ma l'esame di questa Carta ci ricorda, per coincidenze impressionanti, un libro del Dott. Roux che fece rumore nell'immediato dopo guerra: L'avortement, fléau national. Impressionante la pressione demografica che travaglia la Francia, sintomatica la coincidenza, positiva o negativa, dei fattori religioso e morale nelle varie regioni. Il punto, per altro, più importante della contropartita, consiste, in Italia, in Francia, in America, un po' dovunque, al di là di una tradizione pcico consapevole, nel formarsi e svilupparsi di nuclei di cristiani che vogliono vivere in profondità la loro fede, gruppi sui quali si pensa che siano fondate le più sicure speranze per l'avvenire: in essi e per essi, in questo « novissimo, spiro fecondo .... d'atteso secolo fervono i germi » come già - ricordava lo Zanella - nelle catacombe di Roma. L'autunno è, tradizionalmente e in misura sempre crescente, l'epoca dei convegni ed incontri anche di carattere religioso. Si va dalle adunanze spettacolose ed a carattere un po' coreografico come le adunanze giovanili italiane del settembre a Roma ad ampie assise di discussione come le Settimane sociali ài Francia (in luglio a Lione, sui Popoli d'Oltremare) e d'Italia (a Milano, fine settembre e primi di ottobre, sulla Comunità Internazionale, di viva attualità), i Convegni dei Laureati (Camaldoli, Domodossola, Borea di Cadore, Potenza, Tindari), ad incontri più ristretti di discussione amichevole e feconda. NoYità per l'Italia sono state varie settimane di studio per il clero, a carattere regionale, notevoli se non altro come biscgno sentito anche dal clero italiano di aggiornarsi. Che sia diffuso tra i sacerdoti un bisogno di comprendere i nuovi tempi ed adattarvisi e talora un disagio per non saperlo fare è dimostrato anche da discussioni (sempre utili se fatte con competenza) sulla formazione del çlero e sui suoi problemi, che si vanno svolgendo su bollettini (Settimana del Clero, di Padova) e riviste (Vira cristiana di Firenze). Uno dei problemi non ancora sufficientemente trattato ci sembra quello dell'aggiornamento della predicazione; tema non nuovo: qualche hanno fa era stato tradotto anche in italiano un suggestivo opuscolo del P. Plus su P,·edicazione reale ed irreale. Oggi il dito sulla piaga lo ha messo (per
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